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IL GIORNO dopo lo stop di Astrazeneca la Calabria prova a capire come uscire dal pantano. La situazione non è semplice, ci sono circa 103mila persone sotto i 60 anni vaccinate con il siero Astrazeneca, molte delle quali già ieri arrivate nei vari centri vaccinali. Alcuni degli hub hanno chiuso per riorganizzazione complessiva, mentre sempre ieri a Cosenza e Reggio Calabria sono iniziati i primi richiami con somministrazioni “eterologhe”.

A Reggio è stato offerto Moderna a chi attendeva da due mesi la seconda dose del siero anglo-svedese, in provincia di Cosenza invece si è preferito usare Pfizer. Nel frattempo sono tante le testimonianze di persone, soprattutto donne sotto i sessant’anni ovvero la categoria maggiormente esposta alle seppur rare complicazioni legate ad Astraeneca, che in queste ore hanno deciso di rinunciare definitivamente alla seconda dose. Ed è così in maniera generalizzata: la “costrizione” del Comitato tecnico scientifico sull’uso di un vaccino differente e le ripetute e confuse dichiarazioni degli esperti rischia di generare un effetto boomerang sull’intera campagna vaccinale. Ancora una volta si è divisi sul da farsi.

Ma la vera bufera al momento è addosso alla Protezione civile calabrese, il dipartimento salute, la Regione, il Cts “locale” e il commissario ad acta. Il solo fatto di aver somministrato Astrazeneca nei soggetti a maggior rischio (donne under sessanta) e di riflesso a una consistente fetta di popolazione sotto i sessant’anni, in alcuni casi anche poco più che ventenni, pesa non poco sulla credibilità dell’intero sistema. Perché nonostante le indicazioni degli esperti nazionali ci si è trovati davanti ad un atto preso in totale indipendenza assieme a qualche altra regione.

La Prociv continua a difendersi dicendo di aver applicato uno scrupoloso controllo in fase di vaccinazione, i fatti però raccontano una scelta deliberata per tentare di scalare la classifica delle regioni per numero di vaccinazioni. A maggior ragione se si pensa al fatto che nelle ultime settimane è stata proprio la Protezione civile sulla base delle prenotazioni in piattaforma a decidere la distribuzione delle dosi per tipologia di vaccino alle singole aziende. Come è stato possibile stabilire sulla base di una semplice lista le quantità di vaccino Astrazeneca da destinare ad una provincia senza l’anamnesi dei pazienti visto il principio dell’età disatteso?

L’altra grana adesso riguarda Johnson & Johnson. Se per il siero Astrazeneca ormai ci si è adattati alla decisione “perentoria” di Roma sullo Janssen si continua a fare come prima, somministrandolo in Calabria anche dai vent’anni a salire. Questo nonostante il parere del Cts che lo raccomanda al di sopra dei sessant’anni. “Pur tenendo conto – si legge nel verbale del Comitato tecnico scientifico nazionale – delle analogie esistenti tra il vaccino Vaxzevria e il vaccino Janssen, per quanto riguarda sia le piattaforme che la tipologia di eventi tromboembolici riportati nella letteratura, lo stato attuale delle conoscenze (che fanno propendere per un rischio associato all’adenovirus), il numero di poco superiore al milione di dosi a oggi somministrate nel Paese e la rarità, anche in ambito Europeo, delle segnalazioni di VITT a oggi disponibili, non permettono di trarre valutazioni conclusive rispetto al rapporto beneficio/rischio relativo al vaccino Janssen, connotato dal vantaggio della singola somministrazione, peculiarità che può risultare di particolare beneficio in determinate categorie di popolazione. Il vaccino Janssen viene raccomandato, anche alla luce di quanto definito dalla CTS di AIFA, per soggetti di età superiore ai 60 anni”.

In Calabria però, si continua a seguire regole per “interpretazione”, lasciando dietro soltanto una marea di persone con più dubbi che certezze.

I CONTAGI

Nel frattempo sul fronte epidemiologico prosegue l’andamento altalenante. Dopo i 130 casi di venerdì ieri ne sono stati registrati 80 con 2.237 tamponi. Due invece le vittime le vittime con il totale che sale a 1.207. Migliora ulteriormente la situazione negli ospedali con un calo di 10 ricoveri in area medica (150) e le terapie intensive che restano stabili a 10. Gli isolati a domicilio crescono di 23 unità (8.091), gli attualmente positivi di 17 (8.251) ed  guariti di 61. Ad oggi sono stati eseguiti 896282 tamponi con 68160 positivi.

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