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CATANZARO – Tutti i calabresi attualmente ammalati di covid hanno contratto la variante Delta. Sembra non esserci più margine d’errore – e qualora dovesse esserci sarebbe impercettibile – dopo il report di fine agosto.

Il consueto monitoraggio curato dall’Istituto Superiore di Sanità, dal Ministero della Salute e dalla Fondazione Bruno Kessler ha fotografato un’infezione che su tutto il territorio italiano al 99,7% si chiama “Delta”.

La Calabria non è da meno ed il 100% dei 34 campioni sequenziati, che hanno fatto ottenere 30 sequenze per analisi, risponde al lignaggio della variante che si trasmette in una forbice di maggiore velocità rispetto alla precedente variante inglese che oscilla tra il 40% ed il 60%.

I dati per la Calabria sono stati ottenuti dall’attività di sequenziamento che viene svolta presso il Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Ospedale Pugliese di Catanzaro, che per la seconda volta ha processato i dati in autonomia, selezionando i campioni secondo le linee guida dell’Iss.

Il dottor Pasquale Minchella, direttore della Struttura Complessa, ha commentato gli esiti al Quotidiano del Sud, spiegando altresì gli imminenti sviluppi dell’attività del suo laboratorio e le altre attività collaterali. «La fotografia resa da questo monitoraggio – ha spiegato – è abbastanza fedele. Credo inoltre che la stessa possa essere smentita al più di uno o due punti percentuali se si dovessero sequenziare tutti i tamponi positivi ogni giorno in Calabria. Al momento stiamo continuando a lavorare su campioni, così come opera e suggerisce l’Iss. Per la fine dell’estate vorremmo anche provare a passare a sequenziamenti di tutti i casi positivi settimana dopo settimana anche se al momento questa rischierebbe di essere un’attività controproducente».

Sapendo che il 100% o pochissimo meno dei tamponi è positivo alla variante Delta, infatti, sarebbe forse anche un’attività economicamente, oltre che scientificamente, superflua. «In attesa di osservare i prossimi sviluppi – ha proseguito Minchella – resta ferma la volontà dell’Iss di insistere e proseguire con questi monitoraggi periodici, che servono a dare la misura dell’emergenza ed a cogliere in tempo l’eventuale insorgenza di nuove varianti che potrebbero destare preoccupazioni. In particolare, si fa molta attenzione alla variante Lambda, di cui ancora non vi sono casi registrati in Italia ma va tenuta costantemente sotto controllo». Intanto, a margine dell’attività di sequenziamento, il ministero sta chiamando a raccolta le Regioni per aggiornare ed adeguare il piano pandemico influenzale, che guarda anche alla potenziale sovrapposizione con l’influenza stagionale (che ad onor del vero lo scorso anno non si è registrata grazie alle misure di prevenzione anti covid). I quattro obiettivi annunciati sono «proteggere la popolazione, riducendo il più possibile il potenziale numero di casi e quindi di vittime della pandemia; tutelare la salute degli operatori sanitari e del personale coinvolto; ridurre l’impatto della pandemia influenzale sui servizi sanitari e sociali; preservare il funzionamento della società e le attività economiche». «Credo – ha spiegato Minchella – che la volontà sia ricevere dalle Regioni dei dati per creare una task force sul territorio e quindi programmare e prepararsi all’impatto che potrebbe verificarsi in inverno. Una buona cosa che per una volta vede programmare anziché poi rischiare di essere presi in contropiede».

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