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COSENZA – Cinquantasei “case della comunità”, sedici “ospedali di comunità”, diciotto “centrali operative territoriali”. I numeri del piano di ammodernamento del sistema sanitario calabrese attraverso il Pnrr, trasmesso ieri ad Agenas, sono importanti ma non definitivi. Fino a marzo del 2022 si potrà mettere mano ai progetti e rimodularne i contenuti ma l’impalcatura è cosa fatta (IN FONDO ALL’ARTICOLO LA CARTINA DELLA NUOVA SANITÀ CALABRESE E LE TABELLE PER OGNI AZIENDA PROVINCIALE).

Il lavoro è frutto di una ricognizione complessiva effettuata con le aziende sanitarie, in primo luogo per trovare luoghi e spazi adatti a costruire quello che in Calabria non c’è, la sanità territoriale.

Dall’altra parte ci sono gli ospedali che undici anni fa venivano chiusi o riconvertiti: buona parte ritornano con funzioni differenti. In mezzo c’è anche la questione di Cariati che subirà un’ulteriore conversione in ospedale di zona disagiata in un futuro aggiornamento del piano. Sul piatto ci sono circa 302 milioni di euro da investire nel sistema.

LE CASE

I primi 75,2 milioni sono per le case della comunità. Qui i pediatri di libera scelta e i medici di medicina generale lavoreranno in equipe collaborando con specialisti ambulatoriali, tecnici e professionisti. Si tratta di un primo grande presidio sanitario, ambulatoriale e sociosanitario. Un po’ quello che dovrebbero essere le Usca.

GLI OSPEDALI

I sedici ospedali avranno dai 20 ai 40 posti letti, si tratta di luoghi destinati a pazienti che necessitano di interventi sanitari a media/bassa e degenze di breve durata. Uno degli scopi principali è quella di ridurre gli accessi al Pronto soccorso di altre strutture ospedaliere.

Qui, però, il punto è assai delicato. In una regione che negli anni ha chiuso o ridimensionato 18 strutture ospedaliere. Sarebbero 37,6 i milioni destinati alla riconversione o apertura delle ex case della salute. Dal piano, però, restano esclusi pezzi di territorio a suo tempo “abbandonati” dalla chiusura. L’unico caso particolare è quello di Cariati. Lì la struttura verrà dichiarata in seguito “ospedale di zona disagiata”. La dicitura permetterà l’apertura di un pronto soccorso.

LE CENTRALI OPERATIVE

Il “cervello” capace di gestire la rete. La funzione delle centrali operative è quella di interfacciare tutti i servizi sanitari con la rete di emergenza-urgenza, gli ospedali e i servizi di telemedicina e di cura domiciliare. Da questo punto di vista ci sarebbero a disposizione almeno sette milioni di euro solo per l’interconnessione aziendale”.

Altri 54,5 milioni riguarderanno la digitalizzazione del dipartimento di emergenza. «Non c’è nulla di definitivo – ha detto ieri Occhiuto – Alla luce del Programma operativo, che modificheremo, con l’ok del Ministero della Salute e con quello del Ministero dell’Economia e delle finanze. Nelle prossime settimane, ci sarà, infatti, l’occasione per mettere a sistema in un unico documento l’idea della sanità che si vuole disegnare in Calabria di qui a cinque anni».

«Gli ulteriori fondi che avremo a disposizione – sostiene ancora il presidente della Regione – andranno aggiornati in base alle diverse forme di finanziamento, che verranno reperite non appena la mia struttura commissariale sarà completata, e ci consentiranno di sostenere un Programma operativo ambizioso. Gli ospedali di comunità, le case della comunità e le centrali operative territoriali, saranno i protagonisti di questa nuova stagione di investimenti. In tema di Pnrr ci attende, quindi, fino alla fine di febbraio 2022, un lungo lavoro di organizzazione e di sintesi».


 

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