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Apparecchiature sanitarie

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COSENZA – Ottantasei milioni di euro per svecchiare il parco tecnologico delle aziende sanitarie calabresi. Il nuovo decreto del commissario ad acta ripesca dal cassetto i fondi stanziati con il decreto Calabria nel 2019 e pubblica un piano che, adesso, è in attesa dell’ultima validazione da parte dei ministeri Finanza e Salute. Poi dovranno partire le gare. In totale tra macchinari da comprare ex novo e quelli da sostituire sono stati individuati 82 interventi (59 da sostituire e 23 da aggiornare). Macchinari in parte da destinare a Case della Salute e presidi ospedalieri in fase di riapertura (Trebisacce, Cariati e Praia a Mare). Circa 86 i milioni stimati, poco più di 84 sono quelli che il ministero dovrà trasferire alla Regione, il restante è a carico della Calabria.

STRUMENTI VECCHISSIMI

L’intervento è necessario. In media i mammografi a disposizione della sanità pubblica calabrese sono in uso da undici anni, oltre 14 anni per le Gamma-camere, 12 anni gli acceleratori lineari, 10 anni Tac e risonanze. Costi di gestione elevati e manutenzione alle stelle pesano soprattutto sulla fuga dei pazienti nel privato e in altre regioni.

PAZIENTI IN FUGA E CROLLO DELLE PRESTAZIONI

Nel 2020 sono state 252mila le prestazioni su grandi apparecchiature, a questo dato però bisogna aggiungere 51mila prestazioni effettuate fuori dalla regione. In mezzo c’è anche l’epidemia che ha drasticamente ridotto le prestazioni di specialistica ambulatoriale. Nel 2020 crollo verticale del 14% per le risonanze, 15,3% mammografie e 24% Pet. Il maggior numero di prestazioni fuori regione per Tac e risonanze arriva dalle Asp di Cosenza, Crotone, Vibo Valentia e Reggio Calabria.

INTERVENIRE SULL’ONCOLOGIA

A preoccupare l’Agenas è soprattutto la domanda sanitaria per pazienti oncologici. «La Calabria – si legge nel rapporto – in termine di incidenza e di sopravvivenza relativa si colloca quasi sempre sotto il valore di riferimento nazionale. L’aumento della domanda sanitaria oncologica implica un ripensamento dell’organizzazione sanitaria regionale al fine di garantire servizi assistenziali più mirati, efficienti e centrati sui bisogni dei pazienti in termini di prevenzione, diagnosi, cura e controllo. In questa ottica, tale ripensamento non può prescindere da un aumento dei servizi in termini di radiologia, medicina nucleare e radioterapia e quindi dal potenziamento e rinnovamento del parco tecnologico».

IL PROBLEMA DEL PERSONALE

Resta da fare i conti con il problema del personale che non c’è. Nella relazione il conto è semplice, nella realtà le procedure potrebbero essere lunghissime. E non a caso nello stesso decreto (firmato da Occhiuto ed Esposito, non ancora da Bortoletti che a due mesi dalla nomina risulta ancora “non in servizio”) viene chiarito che le aziende potranno «procedere ad integrare gli organici con le figure professionali necessarie e, nelle more, provvederanno a sopperire provvisoriamente, allo scopo di non fare svanire nel frattempo alcuna relativa pratica assistenziale, mediante personale assunto a tempo determinato».

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