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Licenziato dal governatore Occhiuto il piano di riorganizzazione della rete ospedaliera: la Calabria dovrà avere oltre 6500 posti letto operativi


COSENZA – La Calabria dovrà avere 6mila 558 posti letto operativi. Altri 1700 circa saranno di privati accreditati, 137 invece come posti letto Covid che si aggiungono al conteggio totale. I posti letto per acuti saranno complessivamente 5.396. E’ questo il succo del nuovo piano di riorganizzazione ospedaliera licenziato dal commissario Occhiuto. Un documento arrivato a distanza di un anno dalla sua prima pubblicazione, con alcune rimodulazioni imposte dai ministeri. Un progetto che dovrà superare parecchi scogli, considerati anche i precedenti.
L’ultimo documento di riordino, firmato dal commissario Massimo Scura, non fu mai effettivamente portato a compimento per numero di posti letto. A oggi soltanto l’82% è stato effettivamente messo in funzione, seppur con carenze enormi di personale. Il processo sarà, dunque, molto graduale. Anche perché in mezzo ci sarà da riorganizzare almeno tre ospedali di fatto chiusi o ridotti al minimo assoluto da quasi quattordici anni, battaglie e rivendicazioni territoriali che rischiano di rallentare ulteriormente, nelle aule di tribunale, il processo di riforma ospedaliera della Calabria. Non certamente una rivoluzione, quanto svariati ritocchi su uno stato di fatto, con in mezzo il grande mostro che è l’azienda ospedaliera universitaria Renato Dulbecco. E questo con un’altra incognita nel futuro: la progressiva trasformazione dell’ospedale di Cosenza in policlinico universitario, procedura già in atto ma non considerata al momento del programma regionale.
L’altro “fantasma” è quello della mobilità passiva, vale a dire la fuga dei pazienti calabresi verso altre regioni. Nel 2021 sono stati oltre 42mila e 300 i ricoveri fuori regione, con un costo per la Calabria che ha superato i 180 milioni di euro. Nel mezzo c’è il problema del personale, con Occhiuto che proprio ieri ha certificato, seppur indirettamente, il “flop” del concorsone regionale. «Ora sono nelle condizioni di fare assunzioni ma c’è un problema enorme di reclutamento, nessuno vuole venire a lavorare qui. La sanità calabrese versa in una situazione drammatica, i medici cubani che ho voluto nonostante le critiche stanno dando un grande contributo, mi hanno consentito di tenere aperti ospedali in grandi difficoltà. Stiamo facendo investimenti ma c’è un tessuto fortemente compromesso».

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