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La mappa delle intimidazioni agli amministratori elaborata da Avviso pubblico; a lato: la cartina per province che vede Reggio e Crotone in zona rossa

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A livello nazionale le intimidazioni agli amministratori sono in calo, mentre in Calabria dati stabili e in controtendenza. Il report di Avviso pubblico

CATANZARO – Se, a livello nazionale, il calo delle intimidazioni agli amministratori pubblici registrato nel triennio 2020-22 può rappresentare un segnale positivo, in Calabria i dati sono “stabili”, quindi in controtendenza. Lo si evince dal rapporto 2022 di Avviso pubblico “Amministratori sotto tiro”, che dopo cinque anni segna un avvicendamento nella graduatoria delle regioni più colpite da atti intimidatori. La Campania, che ha mantenuto il triste primato ininterrottamente dal 2017 al 2021, viene superata dalla Sicilia, territorio più colpito del 2022 con 50 casi censiti.

A seguire Campania (49), Puglia (48) e Calabria (42). Le quattro regioni “a tradizionale presenza mafiosa”, nel senso che sono i territori della genesi storica delle mafie, hanno fatto registrare assieme il 58% dei casi censiti su scala nazionale. Ma da regione a regione le tendenze sono diverse: in netto calo gli atti censiti in Campania (-32% rispetto al 2021), stabili Sicilia e Calabria, in aumento la Puglia (+17%).

Forse non è un caso che la regione più colpita al Nord sia la Lombardia, quella maggiormente invasa dalla ‘ndrangheta con 26 “locali” censiti: 23 intimidazioni registrate, davanti al Veneto con 19, ma per entrambe le regioni si registra un dimezzamento rispetto al 2021. Due le province calabresi in zona rossa, cioè nelle prime dieci posizioni su scala nazionale, quella di Reggio, quarta in tutta Italia con 12 episodi, e quella di Crotone, al quinto posto, ex aequo con Caserta, con 11 casi.

Intimidazioni in Calabria

Su scala regionale, dopo Reggio (prima) e Crotone (seconda) seguono Cosenza (10 casi), Catanzaro (6 casi), Vibo Valentia (3 casi). I comuni colpiti nel Reggino sono 11: Reggio Calabria, Bagnara Calabra, Marina di Gioiosa Jonica , Melito Porto Salvo, Platì, Roccella Jonica, Roghudi, San Giorgio Morgeto, San Luca, Siderno, Villa San Giovanni. Nel Crotonese abbiamo 6 Comuni colpiti: Crotone, Cirò Marina, Cotronei, Petilia Policastro, Roccabernarda, Verzino. Nel Cosentino 8: Cosenza, Cassano alla Ionio, Corigliano Rossano, Crosia, Falconara Albanese, Praia a Mare, San Giovanni in Fiore, Scalea. Invece 4 nel Catanzarese: Catanzaro, Decollatura, San Pietro a Maida, Vallefiorita. Nel Vibonese 2: Dasà e San Costantino Calabro. Nel mirino finiscono molto spesso anche ditte e aziende chiamate a svolgere lavori sui territori: lo scorso anno si è assistito ad un elevato numero di incendi, soprattutto tra Cosentino e Vibonese.

I comuni sciolti per mafia

Il 21 per cento degli atti intimidatori hanno riguardato Comuni già sciolti per mafia. In questa casistica rientra a pieno titolo la Calabria. A Cirò Marina, infatti, il sindaco e presidente della Provincia, Sergio Ferrari, è finito sotto scorta in seguito a minacce ricevute nel corso dell’estate. La Calabria, con i suoi 131 scioglimenti decretati dal 1991 al 30 aprile 2023, è la prima regione in Italia davanti a Campania (117) e Sicilia (90) e detiene anche il primato per numero di Enti locali sciolti più di una volta (31).

Nel decennio 2013-2022 la Calabria ha peraltro subito una media di oltre sei scioglimenti l’anno (63 complessivi nel periodo). Il report sancisce una stretta correlazione tra atti intimidatori ed enti locali sciolti per mafia in Calabria: dei 31 Comuni colpiti da minacce, aggressioni e intimidazioni nel 2022, ben 15 sono stati oggetto di uno o più scioglimenti per infiltrazioni mafiose. Una correlazione emersa anche nel corso del 2021, quando dei 29 Comuni colpiti, 15 erano stati sciolti in passato per mafia, anche più volte.

Le intimidazioni in Calabria

Ecco gli episodi calabresi rievocati nel report. A Platì, nel mese di gennaio è stato incendiato il portone del Municipio. A San Giorgio Morgeto viene bruciata nella notte l’auto di servizio della polizia municipale. Stessa sorte a San Luca per l’auto di proprietà dell’assessore comunale all’Urbanistica, Francesco Cosmo. Dalle carte dell’inchiesta Nuova Linea, sono emerse le reiterate minacce perpetrate dalla ‘ndrangheta nei confronti del comandante della polizia locale di Bagnara, Rosario Bambara. Persone non identificate hanno incendiato l’automobile dell’assessore comunale ai Lavori pubblici di Cassano allo Ionio, Leonardo Sposato, così come la vettura del sindaco di Falconara Albanese, Franco Candreva, o quella di Domenico Lacava, capogruppo al consiglio comunale di San Giovanni in Fiore.

Uliveti tagliati, auto incendiate e aggressioni

Nel mese di luglio, Francesco Coco, ex sindaco di Roccabernarda, più volte minacciato negli anni passati, è stato ricoverato in gravi condizioni in seguito a una violenta aggressione subita mentre stava rientrando a casa. Due minorenni, uno dei quali figlio del capo bastone locale, hanno atteso Coco davanti casa mentre stava entrando nel giardino, colpendolo al capo con un bastone e causandogli ferite gravi, tanto che i sanitari intervenuti lo trasferirono nel reparto di neurochirurgia dell’ospedale del capoluogo calabrese. Alcuni mesi dopo, nello stesso comune, vengono tagliate quindici piante di ulivo di proprietà del sindaco, Luigi Foresta. Un mese più tardi il sindaco di Cirò Marina, che è anche presidente della Provincia, Sergio Ferrari, finisce sotto scorta, come abbiamo visto. A Dasà, infine, il sindaco Raffaele Scaturchio viene aggredito all’interno del Municipio. Dopo il pestaggio gli aggressori hanno vandalizzato locali e arredi prima di allontanarsi.

«La maggior parte degli attacchi contro gli amministratori locali rimangono privi di rivendicazione e le indagini sugli autori e sulle loro motivazioni risultano spesso inconcludenti è detto nel dossier – Eppure, la presenza radicata di gruppi appartenenti alla criminalità organizzata e la loro capacità di influenzare la politica nelle regioni del Sud Italia suggeriscono la possibile natura intimidatoria di queste violenze».

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