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Da sinistra: Conci, Borrello, Tata e Sibio durante la sottoscrizione dell’intesa

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Dei beni confiscati alla ‘ndrangheta, sulla carta, solo il 30 per cento viene riutilizzato a fini sociali; la «stima reale» di Libera: «Riuso al 17%»


ISOLA CAPO RIZZUTO – «In Calabria, sulla carta, soltanto il 30 per cento dei beni confiscati alla ‘ndrangheta viene riutilizzato a fini sociali. Ma il nostro monitoraggio ci porta ad affermare che la stima realistica è del 17 per cento». Lo ha detto Umberto Ferrari, componente della segreteria regionale di Libera, illustrando i dati contenuti nel dossier “Raccontiamo il bene”. I dati quantitativi, però, non devono sconfortare. «I numeri non sono alti, ma siamo soddisfattissimi – ha precisato Ferrari – se consideriamo la fatica necessaria per la gestione di ogni singolo bene che in territori difficili è sempre un presupposto per il cambiamento».

La presentazione del report di Libera è avvenuta in occasione dell’anniversario della legge 109/96 all’interno di un luogo simbolo. Un bene confiscato a una delle cosche più potenti della ‘ndrangheta, quella degli Arena di Isola Capo Rizzuto. Oggi sede della coop Terre Joniche, esempio di buona pratica nel riuso dei beni confiscati. Un’occasione sfruttata anche per la sottoscrizione di un protocollo d’intesa tra Libera e Legacoop per il riuso delle ricchezze tolti ai clan. Un’intesa volta a «rafforzare le sinergie già esistenti in processi rigenerativi che svolgono una funzione pedagogica importante». Come ha messo in evidenza Giuseppe Borrello, coordinatore regionale di Libera.

Moderati da Antonio Tata, referente provinciale di Libera, gli interventi hanno contribuito a delineare un quadro che non è a tinte fosche. Anche se «il lavoro da fare è ancora molto». Lo ha sottolineato innanzitutto la sindaca di Isola Capo Rizzuto, Maria Grazia Vittimberga. La quale ha comunque precisato che «rispetto a 30 anni fa molto è cambiato. Un tempo qui sarebbe stato impensabile anche mettere piede in un bene confiscato, Libera in questo è stata un riferimento. Oggi facciamo bandi per l’assegnazione».
La sindaca ha ripercorso alcuni recenti atti amministrativi che hanno visto il suo Comune in prima linea sul fronte della destinazione dei beni confiscati. Toccando il tasto della carenza di fondi, ha ricordato che l’ente ha speso risorse proprie per realizzare il primo asilo nido comunale all’interno di uno dei beni. E ha elencato i progetti che porteranno alla realizzazione di un’oasi canina, di un centro diurno per persone con disabilità, di un centro direzionale. Quindi, si è soffermata sugli atti di vandalismo ai danni della Casa della legalità, intitolata a Piersanti Mattarella. Atti compiuti non appena un immobile sottratto a uno dei capi della ‘ndrangheta lombarda, originario di Isola, è stato assegnato ai ragazzi dell’associazione Valentia. «Abbiamo stanziato 10mila euro per l’acquisto degli arredi portati via. Non è molto ma è un impegno che ha un valore simbolico», ha detto la sindaca.

La vicinanza delle istituzioni è stata importante per quei giovani vibonesi: «gli amministratori si sono schierati dalla nostra parte, dalla parte della legalità», la testimonianza di Margherita Pittella.
Interessante la proposta della sindaca di Isola, che sollecita interventi normativi per favorire la gestione dei beni anche dopo la confisca di primo grado. «Altrimenti andranno in malora, se si aspettano i tempi della giustizia». Vittimberga ha ricordato sia il raid vandalico agli impianti sportivi sequestrati alla Miser Icr, «ormai intuilizzabili», ma anche l’esempio virtuoso del cinema-teatro confiscato (non ancora in via definitiva) nell’ambito dello stesso procedimento, quello deonominato “Jonny”, che viene fruito dalla comunità.
Il funzionario comunale Francesco Notaro ha pertanto evidenziato che il dato dei 105 beni assegnati in provincia di Crotone «fermo a dieci anni fa» – la sottolineatura è di Ferrari – va letto diversamente perché «Isola è al 75% di assegnazioni».

Non solo numeri. Raffaella Conci, presidente della coop nei suoi primi sei anni di nascita e oggi vice, anima “amministrativa” di Terre Joniche (insieme all’anima “sociale” Umberto Ferrari), guarda lontano. «Stiamo diversificando la nostra offerta, parte della struttura sarà adibita ad agriturismo, pensiamo ad un turismo responsabile e alla creazione di occupazione», ha detto.
Intanto, i primi ospiti sono stati 17 familiari e superstiti del naufragio di Cutro accolti in occasione dell’anniversario della tragedia. E non a caso Borrello ha bocciato il decreto Cutro «che non dovrebbe chiamarsi così perché nulla a che fare con la Calabria dell’accoglienza».
Sui dettagli dell’intesa, volta alla «ricerca di partner per favorire una comunità aperta all’economia solidale e alla creazione di laboratori di ricerca ed educazione alla cittadinanza attiva» si è soffermato Lorenzo Sibio, presidente regionale di Legacoop.
Buone pratiche, segnali di cambiamento, ma nubi fosche si addensano. «Si faccia luce sul definanziamento di 300 milioni di euro per i beni confiscati nell’ambito del Pnrr», ha detto ancora Borrello concludendo i lavori, prima di un rinfresco a base di prodotti frutto dei raccolti della legalità.

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