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Il coordinamento “Controvento” lancia il suo appello a bloccare il progetto di aumento dell’eolico in Calabria

«Il rimedio è peggiore del male». Affermano, nel loro appello alle più alte cariche politiche della Calabria, le associazioni e i gruppi territoriali del coordinamento regionale “Controvento”.

«L’appello nasce dalla necessità di sensibilizzare la Giunta regionale riguardo a quelle che sono le operazioni in svolgimento sul territorio, visto che c’è, da parte del governo, la volontà di rendere il Meridione un hub energetico impiantando queste pale eoliche, invadenti sia dal punto paesaggistico che naturalistico, e che noi abbiamo definito “eolicostragista”. Ma vogliamo anche determinare la consapevolezza per poter attuare una serie di pratiche riguardo la produzione dell’energia – spiega Controvento – che non passino dall’eolico a terra e offshore e puntino, invece, sulle comunità energetiche.
Solo questa ci pare la soluzione più idonea che possa rendere autonomi i cittadini. Non solo come consumatori per contrastare la fine del mercato tutelato, ma anche come produttori. Perché dobbiamo ricordare che gran parte di questa eccedenza non viene riversata all’interno delle utenze calabresi ma rivenduta e trasportata sui grandi impianti industriali del Nord Italia. Noi ci troviamo così ad avere un territorio devastato senza avere quasi nulla in cambio».

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CONTROVENTO SCONFESSA LA TESI DEGLI SBOCCHI OCCUPAZIONALI DELL’EOLICO

Una delle questioni che ha determinato l’approvazione di questo progetto è la consistente ricaduta lavorativa per gli abitanti della Calabria, tuttavia, “Controvento” sostiene con fermezza che si tratti di una falsità: «perché dove ci sono grandi investimenti c’è sempre lo zampino delle cosche di ‘ndrangheta. Le cosche sono molto interessate, è un business al quale non possono rinunciare, tant’è vero che in alcune zone le aziende che stanno costruendo sono legate a famiglie di ‘ndrangheta. È inutile ignorare queste interferenze perché si tratta di fattori importanti, infatti la magistratura sta lavorando su tutto questo».

Il coordinamento “Controvento” riunisce i comitati territoriali che da qualche anno si stanno confrontando con il problema dell’eolico, ma anche sul solare dei piani agricoli. Ne fanno parte circa 22 tra associazioni e comitati in Calabria, ma anche cooperative agricole, associazioni di trekking, allevatori, coltivatori e sindaci che hanno deliberato per non avere l’eolico nel proprio comune. «Dopo 4 o 5 anni siamo riusciti a realizzare questa struttura che si pone come trasversale, perché ne fanno parte cittadini che appartengono sia alla destra che alla sinistra, – spiegano i referenti di “Controvento” – perché siamo uniti dalla necessità di preservare il territorio».

IL CONFRONTO CON LE ALTRE REGIONI

«La cosa che abbiamo notato, anche relazionandoci con altre regioni come la Sardegna, la Basilicata, la Puglia, una parte della Campania, il Mugello e l’alto Lazio, – continuano – è che si sta procedendo alla realizzazione degli impianti eolici non rispettando alcuna norma. Molti di questi vengono realizzati da s.r.l. che hanno capitali esigui, iniziano la richiesta di fondi e ottengono le autorizzazioni per costruire. Si tratta di un’altra dorsale d’acciaio che va dall’Aspromonte fino al Pollino. Queste pale si vengono a trovare in prossimità di centri abitati come quello di Mongrassano o sul percorso dei cammini calabresi come quello di San Francesco da Paola.»

Ma quest’ultimo non è un caso isolato, infatti, una situazione analoga si trova sul versante jonico delle Serre calabresi, nel comune di San Sostene, e si protende anche sul percorso del cammino Calabria coast to coast. «Nella manifestazione che abbiamo realizzato a San Vito hanno partecipato anche una serie di camminatori che conoscono il percorso e hanno condiviso le loro preoccupazioni sull’aumento delle pale eoliche all’interno di quei boschi», spiegano da “Controvento”, che una simile manifestazione ha organizzato anche nel territorio di Antonimina dove l’oasi naturalistica “Casa delle erbe” rischia di essere devastata.

EOLICO, CONTROVENTO ANNUNCIA ALTRI INCONTRI PER RIVEDERE IL PIANO INTEGRATO ENERGIA E CLICA

Nel prossimo periodo si terranno altri incontri per organizzare la diffusione dell’appello rivolto al presidente della Regione Roberto Occhiuto e ai consiglieri regionali al fine di caldeggiare la possibilità di rivedere il Piano regionale integrato energia e clima «ma soprattutto per chiedere l’attuazione delle norme del vecchio Quadro regionale paesaggistica (QTRP) del 2010. La nostra controproposta è quella delle comunità energetiche solari con impianti sui tetti, prendendo in esempio comuni come San Nicola da Crissa e Petrizzi che hanno fatto questa scelta. Il problema è che c’è mancanza di una legge a livello nazionale, ed anche europeo, che li tuteli. Anche se accettata una discussione in merito in ambito regionale, infatti, rimane il problema dei grandi impianti che superano una certa produzione e necessitano di una legge nazionale».

Una pala diventa produttiva solo nel momento in cui sussiste un monte ore ventoso sufficiente. Perciò, il coordinamento sostiene che «molta di questa energia non serve e molte di queste pale vengono costruite in territori dove c’è scarsissimo vento perciò non risultano produttive. – E continuano i referenti del coordinamento -. Stiamo lavorando a un tavolo tecnico di avvocati, ingegneri, architetti, naturalisti e altri esperti per rendere edotta sia la popolazione, sia i politici più attenti riguardo la necessità di capire l’intenzione alla base della realizzazione di questi impianti. Non dimentichiamo, poi, che si sta puntando anche a un altro tipo di colonizzazione che è quella dei nostri mari. Quello che rende tranquilli alcuni politici è che l’eolico a mare non è impattante, convinzione che gli studi di impatto ambientale della Stazione zoologica Anton Dohrn anche sugli impianti eolici flottanti stanno confutando».

L’APPELLO DI CONTROVENTO PER RIVEDERE IL PIANO ENERGIA E CLIMA

Queste e altre ragioni hanno portato all’appello di Controvento in cui si legge: «Siamo cittadine e cittadini dei territori da voi governati, siamo, o vorremmo liberamente essere, apicultori, allevatori, contadini, amministratori locali, studenti, operatori del turismo rurale e dell’escursionismo nelle aree di pregio naturalistico; siamo anche persone radicate nei contesti urbani e tuttavia desiderose di mantenere rapporti fisici ed emotivi con i paesaggi e l’ambiente delle nostre cinque province.
La nostra regione, nonostante le trasformazioni accelerate degli ultimi decenni che hanno moltiplicato al suo interno il degrado e il dissesto idrogeologico, conserva ancora una confortante e preziosa biodiversità, in modo particolare nelle aree caratterizzate dall’esistenza di ecosistemi in buone condizioni e da paesaggi emozionanti, famosi nel mondo per la loro peculiarità. Ma purtroppo fino a questo momento la bussola delle attività dei governi regionali non è stata la difesa di tutta questa ricchezza e del nostro futuro, strettamente legato al riequilibrio ecologico.
Siete ancora in tempo: potreste, manifestando la grandezza umana di chi riconosce un errore o una leggerezza, ripensare profondamente e su basi diverse il sistema delle fonti rinnovabili calabresi ancorandolo da ora in poi esclusivamente a strumenti davvero sostenibili ed efficaci come le comunità energetiche, per una produzione locale differenziata, distribuita, integrata che abbasserebbe i costi della logistica, ridurrebbe l’impronta ecologica, stimolerebbe la solidarietà tra diverse fasce sociali e creerebbe opportunità economiche endogene.»

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