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CROTONE – Il market all’aperto della droga faceva orario continuato e non si fermava neanche quando i ragazzi uscivano da scuola, là vicino. C’è anche questo nelle carte dell’inchiesta che ha portato all’operazione “Acquabona”, condotta dalla Squadra Mobile della Questura contro una rete di pusher nel cuore rom della città, da sempre piazza di spaccio.

Dodici le misure cautelare eseguite, di cui cinque in carcere, una ai domiciliari, quattro divieti di dimora in Calabria e due obblighi di firma. Tutto nasce da un’aggressione a due fratelli, consumatori di stupefacenti, percossi, inseguiti, minacciati con un coltello, da un gruppo di presunti spacciatori da cui avrebbero dovuto acquistare droga, nei pressi dell’edificio scolastico in disuso.

La pm Rosaria Multari delega l’indagine agli esperti agenti del vicequestore Ugo Armano che ci mettono poco a capire che l’ex liceo Gravina era divenuto un deposito di droghe, a ridosso di quel dedalo di viuzze e costruzioni abusive che si dipanano da via Acquabona. Gli indagati, secondo l’accusa, si muovevano autonomamente e qualche volta in concorso per soddisfare una domanda costante di cocaina, marijuana e hashish da parte degli assuntori, che testavano qualche volta la qualità della droga nelle abitazioni dei pusher, residenti nel quartiere. «Un giorno è buona e una settimana no», era la lamentela.

Ma la cosa più grave sono le scene di spaccio a cui con ogni probabilità hanno assistito gli studenti, all’entrata e all’uscita dalle lezioni nel frequentatissimo polo scolastico a ridosso del rione. Là ci sono il liceo scientifico Filolao, l’istituto professionale Barlacchi e l’istituto tecnico commerciale Lucifero, e qualche consegna è stata documentata dalle videoriprese della polizia subito dopo il suono della campanella, pertanto viene contestata l’aggravante dello spaccio in presenza di minorenni.

Teatro delle cessioni di stupefacenti era soprattutto l’area antistante l’ex liceo Gravina, dove veniva nascosta la droga, che a volte era occultata anche nei bidoni dell’immondizia, nei sottotetti delle abitazioni, in cumuli di materiali strategicamente collocati dinanzi casa degli indagati. Stesso modus operandi per l’occultamento di armi, poiché in un cassonetto della spazzatura sarebbe stata nascosta una pistola a salve modificata, destinata alla vendita per 600 euro.

I filmati della polizia hanno monitorato anche uno degli indagati che nascondeva l’arma, rivenuta prontamente dagli agenti che hanno recuperato anche eroina e un bilancino nell’occasione. In molti casi la “dedizione” all’attività illecita era sistematica e pare che spacciare fosse l’unica fonte di sostentamento per gli indagati. Una sessantina i capi d’imputazione contestati, e l’indagato più attivo nello spaccio è parso Armando Manetta, che deve rispondere di 16 episodi.

Un bazar della droga, per smantellare il quale la Mobile di Crotone si è avvalsa, nella fase dell’esecuzione, dell’apporto della Squadra Mobile di Mantova, del Reparto Prevenzione Crimine di Cosenza e Vibo Valentia, delle unità cinofile della Questura di Vibo Valentia e della Guardia di Finanza di Crotone.

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