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Troppe interdittive antimafia in Emilia: nasce un’associazione composta da parenti e persone con imprese escluse da white list o interdette: «Siamo penalizzati» Appello alla comunità cutrese: prendete le distanze dalla ‘ndrangheta, dovete denunciare


CUTRO – Hanno chiamato “Clm” la loro associazione. “Clm”, ovvero contro le mafie. Sono un gruppo di imprenditori di origine calabrese, prevalentemente cutresi, da tempo emigrati in provincia di Reggio Emilia, meta dell’esodo di migliaia di lavoratori provenienti dal Crotonese. Sono per lo più imprenditori esclusi da white list o sottoposti a interdittive antimafia, o i cui stretti congiunti hanno imprese accusate di essere “controindicate”.

Per presentare la loro associazione, hanno organizzato un incontro in programma sabato prossimo al quale parteciperà il sindaco di Cutro, Antonio Ceraso. Hanno invitato vari rappresentanti istituzionali emiliani, dal prefetto al presidente della Provincia ai sindaci del Reggiano. L’appuntamento è a Castelnovo Sotto, alle 16.30, presso il Centro ricreativo. “Per la cultura della legalità e i diritti alla giustizia”, è detto nella locandina che promuove l’iniziativa. Il presidente è Luigi Raso Catrambone, di Isola Capo Rizzuto, il vice è Francesco Capperi, già consigliere comunale di Cadelbosco.
«Il nostro obiettivo è convincere i cutresi a prendere posizione contro le mafie. Se ci troviamo in questa situazione è grazie alla presenza di criminali che fa sì che gli imprenditori cutresi vengano visti come untori della ‘ndrangheta», dice Franco Silipo, uno dei fondatori dell’associazione. Uno di quelli che «ci mette la faccia», dice.

Ma cosa vogliono? L’escalation di interdittive emesse dalle Prefetture emiliane nei confronti degli imprenditori accusati di collusione con esponenti della ‘ndrangheta che, stando alla sentenza Aemilia, aveva “colonizzato” una delle aree più produttive del Paese è dovuta, secondo Silipo, «a forzature, almeno in alcuni casi. A volte i dinieghi a contrattare con la pubblica amministrazione vengono emessi sulla base di parentele».

Diamo uno sguardo ai dati 2023 del Viminale. Al Nord la regione con più interdittive è sempre l’Emilia-Romagna, complice anche la sorveglianza legata agli appalti per la ricostruzione. In Emilia si registrano 215 provvedimenti tra comunicazioni (115) e informazioni (100), ma c’è un calo del 19,2% rispetto al 2022. Sul dato regionale emiliano incide per il 67% la sola provincia di Reggio Emilia, con 144 interdittive, diminuite però del 28,3% (erano 201 nel 2022). Si consideri che tra le mafie operanti in Emilia la più potente è senz’altro quella di matrice cutrese, che proprio nel Reggiano ha il suo epicentro tanto da divenire oggetto del maxi processo Aemilia, il più grande, per numero di imputati, mai celebrato contro le mafie in Nord Italia.

Ma, evidentemente, la super associazione mafiosa capeggiata dal boss ergastolano Nicolino Grande Aracri, pur sepolta da maxi retate e condanne per millenni di reclusione, dispone ancora, evidentemente, di enormi capitali che tenta di reimmettere nell’economia apparentemente legale attraverso le proprie imprese di riferimento. Il maggior numero di provvedimenti rispetto alla Calabria si spiega, con ogni probabilità, anche col dinamismo produttivo che caratterizza le regioni del Nord, dove ormai si concentra il grosso del fatturato delle mafie, soprattutto della ‘ndrangheta. Addirittura nella mappa delle interdittive contenuta nelle ultime due relazioni semestrali della Dia l’Emilia superava la Calabria ed aveva il primato nazionale.

Per Silipo e l’associazione Clm «se ci troviamo in questa situazione è anche perché la comunità cutrese non prende posizione contro le mafie. Prendere le distanze significa anche denunciare. Non vogliamo creare un’associazione per chiedere di emettere meno interdittive – dice Silipo – ma per invitare la comunità cutrese a denunciare gli abusi della criminalità organizzata, per dire alle istituzioni che siamo con loro e non contro di loro. I criminali buttano fango sulla nostra immagine commettendo delitti e false fatturazioni. L’obiettivo – aggiunge – è anche quello di sensibilizzare chi fa le verifiche a non ragionare soltanto sulla base di parentele o sul criterio del “più che probabile che non”». Le istituzioni emiliane interverranno sabato prossimo? «Lo speriamo», dice Silipo.

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