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Il Comandante del Gico Di Nunno, il comandante regionale Calabria Miglioli, il procuratore Gratteri, il comandante del Nucleo, Virno, e il comandante della prima sezione del Gico, La Rosa

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CATANZARO – Un sequestro di proporzioni milionarie quello messo a segno dalla Guardia di finanza di Catanzaro sotto il coordinamento della direzione distrettuale antimafia di Catanzaro guidata dal procuratore Nicola Gratteri nei confronti di presunti esponenti della ‘ndrangheta del Crotonese ritenuti appartenenti al clan degli Arena di Isola Capo Rizzuto. Complessivamente la Finanza ha posto i sigilli a beni per un valore complessivo di 350 milioni di euro e tra questi c’è il parco eolico Wind Farm di Isola Capo Rizzuto, tra i più grandi d’Europa.

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L’operazione, denominata Isola del vento, è stata illustrata nel corso di una conferenza stampa a Catanzaro nella sede del Comando provinciale della Guardia di finanza, dal Procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri e dal Procuratore aggiunto Vincenzo Luberto. In particolare, Gratteri ha evidenziato come si tratti di «beni accumulati in anni e anni di controllo del territorio, di comportamenti mafiosi da parte di una delle cosche più agguerrite di Isola Capo Rizzuto, famiglie che in modo costante controllano il respiro, il battito cardiaco della provincia di Crotone e per noi è importante verificare patrimonio di questa grande famiglia». Il procuratore ha ricordato come «prima che io arrivassi più volte hanno provato a far sequestrare uno dei più grandi parchi eolici della Calabria (LEGGI LA NOTIZIA) e questa volta è quella buona».

Riconoscendo il lavoro svolto dalla Guardia di finanza il magistrato ha spiegato come siano state fatte «indagini di qualità per attaccare i patrimoni oltre che arrestare i mafiosi. Il lavoro, coordinato anche da Luberto e Guarascio, è pieno di riscontri». Il gruppo criminale ha messo in atto una azione sofisticata «per creare decine di società anche all’estero, a San Marino, Svizzera, decine di passaggi di quote societarie per far perdere la provenienza illecita di questi milioni di euro».

Il destinatario del provvedimento è Pasquale Arena, nipote del vecchio capo del clan, Nicola Arena, nonché fratello del boss Carmine Arena, ucciso a colpi di bazooka in un agguato mafioso di ottobre 2004. Pasquale Arena è dipendente del comune all’ufficio tecnico ed è considerato referente occulto della cosca, attraverso un articolato sistema basato su una fitta rete di società estere, con sede in Germania, Svizzera e Repubblica di San Marino, detentrici formali delle quote sociali di tre società aventi sede a Crotone ed isola capo Rizzuto, Arena aveva realizzato e avviato per conto e nell’interesse della cosca Arena, il parco Eolico Wind farm sequestrato.

Dopo il primo sequestro e il successivo dissequestro la Finanza ha approfondito le indagini economico-patrimoniali «effettuate a completamento dell’intera attività in base alla speciale normativa di prevenzione» cosa che ha consentito «di ricostruire l’ingente patrimonio oggetto dell’investimento e di ricondurne la titolarità alla famiglia Arena di Isola Capo Rizzuto», mettendo in evidenza come «attraverso una lettura critica delle evidenze investigative ed i necessari riscontri documentali e bancari» sia stato individuato «un patrimonio di ingentissimo valore schermato mediante il ricorso a sofisticati e complessi reticoli societari e successive cessioni di quote, mirate ad occultare la reale riconducibilità del parco eolico». Dagli accertamenti è poi emersa «la discrasia esistente tra la titolarità apparente dei beni oggetto di indagine e l’assenza di idonea capacità reddituale in capo ad arena pasquale per sostenere l’intera operazione economica, hanno consentito alla sezione misure di prevenzione del tribunale di Crotone di disporre il sequestro di tre società aventi sede a crotone e a isola di capo rizzuto e dei relativi complessi aziendali, tra cui il parco eolico “wind farm”, il tutto per un valore di circa 350 milioni di euro»

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