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Il blitz per l'operazione Jonny

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ISOLA CAPO RIZZUTO (CROTONE) – Sono stati i collaboratori di giustizia a confermare quello che tanti sospettavano. L’operazione Jonny, che ha portato al fermo di 68 esponenti della cosca Arena di Isola Capo Rizzuto, per la gestione del centro Cara di Isola Capo Rizzuto, ma anche per altri reati, ha tolto il velo da una condizione di illegalità che si sarebbe radicata nel tempo. Innanzitutto il controllo della cosca Arena su centro per migranti, ma anche le decine e decine di estorsioni praticate ovunque. Da Catanzaro a Crotone.

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Il Cara in mano agli Arena

Secondo il collaboratore di giustizia Francesco Oliverio, ex capo del “locale” di Belvedere Spinello (Crotone), interrogato il 3 dicembre 2015 dai pm della Dda di Catanzaro, «Gentile Fiore fu molto chiaro nel dirci che la famiglia Arena controllava il Cara Sant’Anna per il tramite di Leonardo Sacco». Il collaboratore aveva poi aggiunto che Sacco, tramite la Misericordia, garantiva alla famiglia Arena moltissimi posti di lavoro e di avere conosciuto Sacco perché presentatogli da Pasquale Arena.

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«In riscontro alle dichiarazioni di Oliverio – scrivono i pm – si è accertato che Sacco aveva partecipato al matrimonio celebrato nel 2007 tra Teresa Lequoque e Fiore Gentile, figlio di Francesco alias ‘Francò e aveva fatto da ‘padrinò in occasione del battesimo di Francesco Gentile, figlio dei predetti. L’evento veniva eloquentemente documentato da alcune fotografie in cui erano effigiati il sacerdote, Sacco, Fiore Gentile e Teresa Lequoque».

Gli Arena, ha riferito Oliverio, «potevano contare su un personaggio che si chiama Leonardo Sacco, che io conoscevo anche con il soprannome di ‘gabibbò, il quale, a sua volta, era molto legato ad un prete che io non ho mai conosciuto ma del quale mi ha parlato Pasquale Arena ed il di lui fratello Pino». La circostanza è stata riferita anche da un altro collaboratore, Vincenzo Marino, che, interrogato il 9 novembre scorso, ha riferito di aver saputo dal boss Paolo Lentini che la cosca Arena aveva la gestione del centro profughi per il tramite di Sacco il quale «aveva agganci con il comune di Isola di Capo Rizzuto».

Un altro collaboratore, Giuseppe Giglio, il 27 ottobre scorso, ha detto che l’affare del Centro migranti «era stato proposto a Pino e Pasquale Arena da parte del parroco di Isola di Capo Rizzuto. Quando c’è stata la necessità di partecipare ad una gara per organizzare i pasti, è stata preposta una persona che Pasquale Riillo mi ha indicato come Leonardo figlio del prete», sostenendo addirittura che don Scordio sia il padre biologico di Sacco. «Pasquale Riillo – ha detto il collaboratore – in relazione a questa persona, mi diceva che non era vero quanto si diceva in giro e cioè che era persona che il prete aveva cresciuto, ma diceva che era effettivamente figlio del parroco di Isola».

Estorsioni su tutta la fascia ionica

Uno dei collaboratori, il catanzarese Santino Mirarchi, ha sostenuto che «omissis…le imprese che pagano una rata nei periodi predeterminati ossia a natale pasqua e ferragosto come estorsione… omissis», facendo anche un esempio pratico: «Questa impresa che si era aggiudicata l’appalto veniva avvicinata attraverso un’altra impresa che faceva lavori di subappalto e che già, come ho già detto in precedenza, pagava l’estorsione a favore di quelli di Isola». Tutti pagavano, dunque, al punto che gli emissari della cosca piazzavano bottigliette incendiarie ovunque, passando poi per riscuotere: «Vi era una tale quantità di denaro – ha dichiarato Mirarchi – che non c’era bisogno di fare la guerra”.

Minniti plaude alla Dda di Catanzaro

Il giorno dopo la bufera giudiziaria che ha coinvolto i territori tra Catanzaro e Crotone, era stata annunciata anche una visita del ministro dell’Interno Marco Minniti, il quale intanto in una dichiarazione ha affermato: «Ho molto apprezzato e ringrazio veramente di cuore la procura di Catanzaro per l’indagine che ha messo in atto e che ha spezzato i collegamenti della ‘ndrangheta nella gestione del centro d’accoglienza».

LA SCHEDA: TUTTI I NOMI DELLE PERSONE FERMATE

Il ministro ha ricordato il «contratto-tipo» della gestione dell’accoglienza. «Già da settimane è partito un piano di 2130 ispezioni che il ministero farà su tutto il sistema di accoglienza. Bisogna salvaguardare – ha proseguito – il principio dell’accoglienza, sapendo che le mafie e la corruzione sono il contrario del principio dell’accoglienza. Su questo non ci sarà nessun tipo di tentennamento: garantire l’accoglienza nel rispetto dei diritti delle persone e della massima trasparenza».

Un nuovo parroco ad Isola

Dopo il coinvolgimento di don Edoardo Scordio, fermato nell’operazione, l’arcivescovo di Crotone-Santa Severina mons. Domenico Graziani, ha nominato amministratore parrocchiale della chiesa di “S. Maria Assunta o ad Nives” a Isola Capo Rizzuto il sacerdote don Gianni Zamperini, Il vescovo aveva già proceduto alla sospensione dal servizio in parrocchia di don Edoardo Scordio.

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Soldi per evitare controlli

Secondo quanto emerge dal decreto di fermo della Dda di Catanzaro, all’interno del Cara di Isola Capo Rizzuto vi era personale compiacente che non segnalava l’effettiva presenza dei profughi all’interno e che veniva “pagato” in denaro da don Edoardo Scordio. Le dichiarazioni sono del collaboratore di giustizia Santo Mirarchi. Mirarchi, «come al solito, nell’interrogatorio del 9 novembre 2016 – scrivono i pm – forniva una precisa ricognizione del sistema Misericordia spiegando che ‘i pastì ossia la prestazione dei subfornitori, veniva fatturata fittiziamente, ossia sulla scorta delle persone che risultavano presenti presso il campo, tacendo però il fatto che molti di essi, pur risultando presenti, si allontanavano dal campo per poi rincasare in serata non fruendo del servizio mensa. Il collaboratore precisava ancora che presso il campo vi era personale compiacente che non segnalava l’effettiva presenza dei profughi all’interno, spiccando una precisa chiamata in reità del prete Scordio il quale “pagava” in danaro l’omesso controllo dei migranti».

La posizione delle Misericordie

Nella giornata di ieri il Presidente della Confederazione Nazionale delle Misericordie d’Italia, Roberto Trucchi, in un’intervista al Tg2000, ha annunciato che «la mia intenzione è quella di commissariare entro 48 ore la sede delle Misericordie d’Isola Capo Rizzuto e la Federazione regionale delle Misericordie calabresi. Abbiamo inviato un consigliere nazionale per cercare di capire qualcosa di più».

Trucchi ha precisato che «cercheremo di capire cosa è successo. Ci muoveremo all’interno della Misericordia commissariando la sede d’Isola Capo Rizzuto, vogliamo capire davvero cosa è successo. Da sempre abbiamo impostato il nostro operato per cercare di essere un’associazione che va a sostegno delle persone. Se questo non è accaduto e c’è stato qualcuno che ha commesso degli errori è giusto che paghi. Piena vicinanza alla Magistratura. La portata della vicenda è talmente grande – ha sottolineato Trucchi – che ci ha lasciati di stucco e perplessi. Ci era arrivata qualche comunicazione su situazioni poco chiare riferite più ad atteggiamenti e comportamenti ma non cose di questa natura. Siamo rimasti allibiti anche perchè se avessimo avuto certezza di reati di questa natura saremmo intervenuti per tempo. Anche se ogni Misericordia ha una sua autonomia giuridica e svolge il proprio servizio in maniera autonoma. Il fatto è gravissimo e se dovesse essere confermato è qualcosa d’indegno. È chiaro però che non sono queste le Misericordie che ogni giorno operano con grande dedizione, serietà e umiltà. Non è questo il vero volto delle Misericordie. Serietà, umiltà e trasparenza assoluta – ha concluso Trucchi – questo è quello che le Misericordie devono fare ogni giorno. E’ chiaro che siamo anche umani è possono capitare gli errori. È giusto che la Magistratura faccia il suo corso».

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