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Gianni Live

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CUTRO (CROTONE) – Fino a ieri su Youtube le visualizzazioni erano un centinaio, ma la videoclip del brano “Pe’ guagliune ‘e l’Aemilia” del cantante neomelodico Gianni Live, caricato soltanto tre giorni fa, è destinata a far scattare molti più click e tante discussioni. Perché, al di là del genere musicale “tamarro”, sembra una vera e propria esaltazione della ‘ndrangheta.

E’ appena il caso di ricordare che il processo Aemilia è il più grande contro le mafie mai celebrato al Nord. E che nell’ottobre scorso una cinquantina di imputati sono stati condannati anche in Cassazione e ad altri 125, in primo grado, sono state inflitte pene per circa dodici secoli dai giudici di Reggio Emilia (LEGGI LA NOTIZIA), epicentro della piovra con testa a Cutro: proprio per questo la Città del Tricolore ha voluto fortemente che il processo non si spostasse da là tanto che è stato celebrato in un tendone allestito davanti al Palazzo di giustizia. Reggio Emilia, infatti, non è soltanto meta dell’esodo di migliaia di cutresi emigrati ma anche di quella «multinazionale del crimine» – come l’ha definita la Corte d’Appello di Bologna – che con abilità mimetica è riuscita a penetrare nell’economia di una delle zone più ricche del Paese.

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E adesso arriva Gianni Live a interpretare il punto di vista dei detenuti. Le canzoni sul carcere non sono una novità, nel genere neomelodico, così come di stornelli sui carcerati è piena la mala musica anche in Calabria. Ma il nuovo singolo di Gianni live è una chicca, a suo modo. Si comincia con una descrizione della sofferenza dell’imputato detenuto. «Nui ca ci mettimmu ‘o core dinta ‘e lettere… arret’ a ‘sti cancelli pensann’ ‘a libertà». Si arriva a decostruire il processo. «Ppe colpa d’u pentito nui stamm’a pavà… int’a stu processo Aemilia ‘ncuollo a nui hanno raccuntato nu par ‘e strunzate… c’hanno cundannat’».

E via discorrendo, si narrano le gesta di «poveri innocenti», che stanno a «pavà» per colpa di chi «ha ‘mmescato ‘a bugia ccu ‘ a verità». E mentre scorrono le note e le parole di Gianni live, al secolo Vincenzo Guillari, con arrangiamento e mixaggio di Giacomo Curto, mentre la registrazione è di Josef Neomelodico, le immagini del video altro non sono che le riprese dei momenti cruciali del processo Aemilia, con la lettura della maxisentenza, e le sequenze dell’operazione condotta dai carabinieri, con tanto di logo dell’Arma, che eseguono arresti e sequestri, tutto con ogni probabilità saccheggiato dal web che è zeppo di notizie sull’inchiesta sulla ‘ndrangheta calabro-emiliana. Non sarebbe da escludere che la scelta dell’autore sia caduta sul processo Aemilia proprio per le cospicue visite che potenzialmente è destinato a far scattare il brano, considerato l’elevato numero di imputati.

Parliamo della super cosca sgominata, nel gennaio 2015, con una manovra a tenaglia eseguita da ben tre Dda – quelle di Bologna, Brescia e Catanzaro – già sfociata in processi sparsi in mezza Italia per oltre 300 persone accusate di aver fatto parte di un’organizzazione criminale, quella capeggiata dal boss di Cutro Nicolino Grande Aracri, che comandava su mezza Calabria, parte dell’Emilia e della Lombardia e aveva ramificazioni all’estero. Una «multinazionale del crimine», altro che «strunzat’».

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