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CUTRO (CROTONE) – Rapporti amicali con l’avvocato Domenico Grande Aracri, fratello del capocrimine ergastolano Nicolino, boss di Cutro: i finanzieri di Crotone hanno annotato anche questo sul conto del commercialista cosentino che sarebbe tra i periti al servizio del giudice Marco Petrini, il magistrato della Corte d’appello di Catanzaro arrestato per corruzione nell’operazione Genesi. Rapporti amicali fatti di visite reciproche presso le rispettive abitazioni. Già coinvolto nei processi contro la super cosca Aemilia e Kyterion ma uscitone rispettivamente con un’assoluzione e un proscioglimento, l’avvocato Grande Aracri rispunta nelle carte dell’inchiesta che ha portato all’operazione Thomas, da cui peraltro si dipana un filone politico in cui il fratello del boss viene indagato per voto di scambio politico-mafioso con riferimento alle elezioni comunali 2016 a Cutro, tant’è che proprio ieri l’ente locale è stato sottoposto ad accesso antimafia da parte della Prefettura di Crotone.

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Ma chi era l’amico dell’avvocato Grande Aracri? Era uno che, durante un incontro avvenuto lungo le scale della sede della Commissione tributaria di Catanzaro, nei cui uffici Petrini intascava mazzette a più non posso, come ormai ha confessato al pm della Procura di Salerno Luca Masini, si sarebbe appropriato della somma di 100mila euro in contanti.

«Ci ha fregato 100.000 mila euro in contanti», dice Emilio Santoro, il medico di Cariati e dirigente Asp di Cosenza, che ormai collabora anche lui con gli inquirenti, in un’intercettazione captata dalla Guardia di finanza di Crotone. E Petrini: «Veramente?, ma ha fatto il mio nome?» «No». Santoro riferiva al giudice anche che il professionista, in seguito a un “favore” di Petrini, avrebbe consegnato a quest’ultimo la somma di 150.000 euro. «Ora lo sto chiamando… gli ha comprato una casa al figlio a Milano».

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Ulteriori elementi investigativi avrebbero permesso di appurare che il commercialista cosentino avrebbe avuto parte attiva nelle vicende giudiziarie su cui sia Petrini che Santoro hanno già fatto ammissioni, con riferimento alla somma versata, per esempio, per far sì che nel processo d’Appello “Itaca free Boat” cadesse l’associazione mafiosa a carico del “locale” di ‘ndrangheta di Guardavalle, 40mila euro a fronte di 150mila. Ma Cutro che c’azzecca? Il pentito Andrea Mantella, ex sgarrista della cosca Bonavota di Sant’Onofrio, nel Vibonese, non ha parlato soltanto del presidente di Sezione della Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro arrestato, ma anche di massoneria deviata: le sue fonti erano, oltre che Domenico Bonavota, anche Ernesto Grande Aracri e Giovanni Abramo, rispettivamente fratello e genero del boss di Cutro Nicolino Grande Aracri, ergastolano. Mantella, tra quanti vantano amicizie col giudice, oltre al “massone deviato”, così lo definisce, Giancarlo Pittelli, in carcere nell’ambito dell’inchiesta Rinascita, fa il nome di uno dei difensori dell’ex parlamentare, l’avvocato Salvatore Staiano (l’altro ieri rinviato a giudizio nell’ambito di un altro procedimento ruotante attorno a presunte false perizie), che è anche avvocato del boss di Cutro, capo supremo di una “provincia” di ‘ndrangheta che rivendicava autonomia dal crimine di Polsi e voleva annettersi un pezzo di Vibonese, oltre che la Calabria mediana e settentrionale, grazie proprio all’alleanza coi Bonavota.

A suo dire i cutresi gli avevano riferito che quel giudice, per ammazzare sentenze, gradiva regali. Denaro, orologi, comunque beni che non lasciano traccia. Proprio l’incontro, avvenuto il 5 marzo scorso nell’ufficio del giudice, tra l’avvocato Staiano e Petrini viene documentato dai finanzieri di Crotone e dello Scico nell’inchiesta della Procura di Salerno. Ma quello che più rileva, secondo gli inquirenti, è che il pentito afferma che «nello studio dell’avvocato Staiano lavorava un fratello di Nicolino Grande Aracri e con fiumi di denaro aggiustavano processi. La strategia era far cadere le accuse di maggiore gravità».

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