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Il tribunale di Crotone

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CROTONE – «Non avevo notizie da dargli, non ero alla Squadra Mobile della Questura ma all’ufficio Gabinetto che si occupava di tutt’altro, non di indagini». Così ieri il poliziotto Massimiliano Allevato, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa e rivelazione di segreti con l’aggravante mafiosa, si è difeso rispondendo alle domande del pm Paolo Sirleo, del suo difensore, l’avvocato Fabrizio Salviati, ma anche del presidente del Tribunale penale, Massimo Forciniti.

Il riferimento era alla chat Telagram – che lo inguaiò – con Rocco De Vona, presunto esponente apicale della cosca Megna stanziata nel quartiere Papanice di Crotone, irreperibile destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare che gli agenti della Mobile stavano eseguendo, nella notte tra il 19 e il 20 dicembre 2018, nell’ambito dell’inchiesta coordinata dalla Dda di Catanzaro che portò all’operazione Tisifone, con 23 fermi.

«Non l’ho aiutato a scappare, il messaggio “Ehi” fa parte del mio slang, è un intercalare». Eppure lo stesso Allevato ha ammesso che «mi chiedeva conferme – ha detto ieri in aula – su operazioni di polizia giudiziaria che non potevo dargli». Nessun incontro, se non quelli per i soldi che gli aveva chiesto in prestito. E quando Devona chiese notizie sul nuovo capo della Mobile, lui rispose: «E’ uno bravo, stai attento che prima o poi ti arresta».

Ma Allevato ha confermato anche di aver chiesto 1000 euro a Gaetano Barilari, capo dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta su cui lo stesso poliziotto ha più volte indagato ai tempi in cui era alla Mobile.

«Ho partecipato alle principali operazioni di polizia giudiziaria contro la ‘ndrangheta crotonese», ha detto rievocando anche il fiuto investigativo che, quando era alla sala ascolto, dimostrò nell’intuire che i gamberoni che Carmelo Iembo (già condannato come una delle nuove leve del clan Vrenna, ndr) andò a comprare al porto erano per “lui” che era a “Cosenza”. La pista battuta per arrivare al covo in cui si nascondeva Pino Vrenna, il capocosca poi divenuto collaboratore di giustizia. E quando il pm ha chiesto perché Allevato avesse chiesto soldi a Barilari, l’imputato ha sostenuto di averli chiesti «a tutti» per lo «stato psicofisico» in cui si trovava, che lo portò ad essere riformato già prima del suo arresto. Anche a Gianni Vrenna, il patron del Crotone calcio, avrebbe chiesto 600 euro per l’affitto di casa, per esempio, ma, a dire di Allevato, non in cambio di rivelazioni di segreti.

«Che poi qualche giorno vengo e ti racconto quelle altre cose…Statevi attenti», era, però, l’avvertenza di Allevato, come emerge da un’intercettazione versata nel processo relativa alla conversazione con Vrenna. Ma Allevato ha ricordato anche i tempi della promozione a sovrintendente nel 2009, frutto di una quarantina di riconoscimenti tra lodi ed encomi.

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