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La "Copiata" persa dai La Forgia

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CROTONE – Undici richieste di condanne pesanti nel processo col rito abbreviato scaturito dall’inchiesta che nel febbraio scorso portò all’operazione Orso, con cui sarebbe stato disarticolato il market all’aperto della vendita al dettaglio di stupefacenti – cocaina, eroina, marijuana, hashish – nel popoloso quartiere Fondo Gesù, secondo l’accusa gestito all’ombra della ‘ndrangheta. 

Le ha formulate il pm Antimafia Veronica Calcagno, che insieme al collega Domenico Guarascio coordinò l’inchiesta partita dal ritrovamento della “copiata”, che ha già consentito di incastrare qualche pezzo da novanta e qualche emergente della ‘ndrangheta del Crotonese.

In particolare, 10 anni e 8 mesi di reclusione sono stati chiesti per Antonio Crugliano (25), di Crotone, 18 anni per Andrea La Forgia (52), di Crotone, 10 anni per Ferdinando la Forgia (31), di Crotone, 20 anni per Gianluca La Forgia (37), di Crotone, l’imputato per cui è stata proposta la pena più elevata, 19 anni per Massimiliano La Forgia (35), di Crotone, 6 anni per Felice Perna (31), di Crotone, 10 anni e 8 mesi per Francesco Taverna (24), di Crotone, 10 anni per Luciano Vaccaro (38), di Crotone, 12 anni per Maurizio Valente (38), di Crotone,  8 anni per Palmina Laudari (44), 10 anni per Umberto Vona (33), di Crotone.

Altri quattro hanno scelto il rito ordinario.  In particolare, il foglio contenente nomi e gradi della gerarchia criminale era stato scovato, nel dicembre 2016, insieme a tre pistole, a casa di Andrea La Forgia. Dalle intercettazioni a carico dei fratelli La Forgia sarebbe venuta la conferma, oltre che della loro appartenenza alla ‘ndrangheta, secondo gli inquirenti, anche dell’esistenza di un traffico di droga che determinava il continuo andirivieni di “clienti” dal “Gesù”.

Tutto nasce dalle frizioni in ambienti criminali provocate dal ritrovamento di quel “foglio”, tant’è che durante un colloquio intercettato Andrea La Forgia chiede alla moglie che ne “dicono” e osserva che già ne aveva buttato un altro analogo. Ma La Forgia si sta rivelando nuovamente imprudente ed è la donna a redarguirlo invitandolo a non parlare poiché l’ambiente poteva essere monitorato dalle forze dell’ordine. Ma dalle intercettazioni verrà fuori anche il coinvolgimento nel narcotraffico dei La Forgia.

Il processo si è aperto con l’accoglimento dell’istanza di ricusazione avanzata dall’avvocato Aldo Truncè e la conseguente sostituzione del gup distrettuale di Catanzaro Pietro Carè con Gabriella Logozzo in quanto il primo si è pronunciato nei confronti di Andrea La Forgia, il 50enne arrestato nel dicembre 2016 per droga, armi e per il rinvenimento della “copiata” di ‘ndrangheta alla base del procedimento.

Per la cronaca, in Appello Andrea Laforgia fu assolto dall’accusa di associazione mafiosa e condannato soltanto per droga e armi a 8 anni e 4 mesi ma in primo grado il gup Carè lo aveva condannato, anche per mafia, a 8 anni e 10 mesi. Alla richiesta dell’avvocato Truncè si erano associati gli altri difensori, gli avvocati Mario Nigro, Carolina Carbone, Roberto Coscia, Fabrizio Salviati, Ilda Spadafora, invitando il gup ad astenersi.

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