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CROTONE – Potevano e dovevano essere salvati, i loro familiari. Ne sono certi i parenti delle vittime del tragico naufragio di Steccato di Cutro, che hanno incaricato quattro avvocati a rappresentarli nei due procedimenti penali avviati dalla Procura di Crotone. Si tratta degli avvocati crotonesi Luigi Ligotti, Francesco Verri e Vincenzo Cardone e dell’avvocato Mitja Galuz, peraltro docente di Procedura penale a Genova.

Il primo procedimento ha già portato al fermo di tre presunti scafisti (un quarto indagato è irreperibile) per naufragio e omicidio colposo plurimo quale conseguenza della violazione dolosa delle leggi sull’immigrazione. Nell’ambito di questo procedimento il pm Pasquale Festa ha avanzato una richiesta di incidente probatorio. Chiede, in particolare, che siano sentiti nove superstiti per cristallizzare gli elementi a sostegno dell’accusa, come spesso accade in occasione degli sbarchi di migranti che, nella quasi totalità dei casi, a queste latitudini si concludono con arresti e fermi dell’equipaggio. Il gip Michele Ciociola non ha ancora fissato l’udienza.

Il secondo procedimento verte su presunte omissioni nella macchina dei soccorsi ed è quello più delicato, perché potrebbe investire la catena di comando.

«In entrambi i procedimenti – annunciano i legali in una nota congiunta – forniremo il nostro attivo contributo, anche per mezzo di ricerche e investigazioni difensive, per accertare i fatti e perseguirli se risulteranno provati. Siamo a nostra volta molto disponibili, come certamente lo è la Procura della Repubblica, a ricevere segnalazioni e indicazioni da parte di chiunque ne sia in possesso. Abbiamo fiducia, a ragion veduta, nelle attività della Procura della Repubblica di Crotone – aggiungono – che potrà contare in ogni momento sul nostro ausilio secondo ciò che prevedono regole e procedure. Lavoreremo insieme alacremente e in modo del tutto gratuito – affermano ancora i quattro professionisti – è il nostro modo di sostenere anche moralmente le centinaia di persone che hanno perso i loro familiari. Collaboreremo, inoltre – dicono ancora gli avvocati dei familiari delle vittime – con i difensori delle altre persone offese, degli enti e degli organismi esponenziali che decideranno di assumere un ruolo attivo nei procedimenti».

Finora sono una decina, tra parenti di migranti deceduti o dispersi, ad essersi rivolti ai quattro legali. Le nazionalità sono quelle iraniana, pakistana e afghana. Provengono dall’Europa, una anche dagli Usa. Ai loro avvocati stanno raccontando storie strazianti. Chiedono giustizia. Oggi, quando potrebbe rientrare in sede il procuratore di Crotone, Giuseppe Capoccia, che nei giorni scorsi ha lasciato la città per motivi personali, potrebbe essere formalmente delegata l’Arma – in particolare il Reparto operativo di Crotone – a compiere accertamenti sulle presunte omissioni nei soccorsi. Si procede, attualmente, contro ignoti, ma presto potrebbero essere rubricate una o più ipotesi di reato. Forse omissione di soccorso. Forse omissioni d’atti d’ufficio.

Tra le carte che potrebbero essere acquisite dagli inquirenti, le interlocuzioni tra la Capitaneria di porto e le Fiamme gialle poche ore prima del naufragio. Operazione “Ev. Imm. 533/2023”, questo il nome in codice assegnato dalla Centrale operativa del Centro di coordinamento per il salvataggio in mare (Mrcc) di Roma a quello che la Guardia costiera definisce “evento”, cioè la segnalazione della barca “Summer Love”, con a bordo 180 migranti che si stava dirigendo verso le coste calabresi. Poche ore dopo, il caicco si sarebbe schiantato contro una secca, spezzandosi in più parti e facendo almeno 70 morti.

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