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Il Cara di Isola Capo Rizzuto

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ISOLA CAPO RIZZUTO (KR) – «Della solidarietà sociale, cardine della nostra democrazia, fondamento della libertà e della convivenza civile, si è fatto man bassa, si è fatto scempio: milioni di euro sottratti alla loro naturale destinazione e dirottati nelle casse della cosca».

Sta forse in questo passaggio contenuto in una delle sentenze in cui è sfociata la mega inchiesta della Dda di Catanzaro che nel maggio 2017 portò alla maxi operazione Jonny, con cui sarebbe stata fatta luce sui tentacoli della cosca Arena di Isola Capo Rizzuto sul centro d’accoglienza S. Anna tramite l’affaire Misericordia, il senso dell’inchiesta parallela condotta dalla Procura regionale presso la Corte dei Conti.

La sostituta procuratrice Maria Gabriella Dodaro contesta un danno erariale di 34 milioni di euro di cui devono rispondere non solo gli imputati chiave del processo penale, Leonardo Sacco, ex governatore della Misericordia di Isola e vice di quella nazionale, e l’ex parroco di Isola Edoardo Scordio, già correttore spirituale della fraternità, ma anche, in via sussidiaria, la Confederazione nazionale delle Misericordie nella misura del 50 per cento e gli ex presidenti Roberto Trucchi e Gabriele Brunini nella misura del 25 per cento ciascuno. Secondo l’accusa, la Misericordia nazionale non avrebbe vigilato sulla rendicontazione.

Se, sul fronte penale, per entrambi sarà necessario un processo d’appello bis, in quanto la Cassazione, in due distinti filoni processuali, ha annullato con rinvio la condanna a 8 anni e 8 mesi con cui Scordio fu condannato per associazione mafiosa e quella a 20 anni per Sacco con riferimento al suo ruolo di organizzatore della cosca, sul versante contabile il processo entrerà nel vivo il prossimo 14 giugno, con gli inviti a controdedurre.

«È emerso, in particolare, che la Misericordia, per il tramite del proprio governatore, signor Leonardo Sacco, e del suo amministratore di fatto, signor don Edoardo Scordio, non ha diligentemente reso i servizi prescritti dalle convenzioni in favore dei migranti ospitati nel centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto (loc. S. Anna) ed ha proceduto al costante pagamento di fatture false per prestazioni e servizi inesistenti emesse da conniventi società locali, al fine di rendicontare spese non realmente sostenute ed appropriarsi indebitamente delle somme erogate dal Ministero dell’Interno per il tramite della Confederazione – è detto nell’atto di citazione -. Parimenti, sono emersi pagamenti del tutto ingiustificati e/o privi di causa effettuati dalla Misericordia in favore della Parrocchia Maria Assunta di Isola Capo Rizzuto, della società MISER ICR s.r.l. e di altri soggetti terzi nonché cospicui prelievi in contanti dai conti della Misericordia». 

Nel mirino, in particolare, i contratti di subappalto inerenti il servizio di catering per la fornitura di pasti presso il centro di accoglienza sottoscritti con La Vecchia Locanda s.r.l. e con Il Quadrifoglio s.n.c. e le false fatturazioni con cui sarebbero state distratte ingenti somme. «Egualmente grave ed evidente – secondo la ricostruzione della Procura presso la CdC regionale – è la responsabilità della Confederazione e dei suoi ex presidenti e legali rappresentanti» (Trucchi dal marzo 2011 al 2015, Brunini dall’ottobre 2007 al marzo 2011) per la «gestione gravemente colposa del denaro pubblico e dei servizi pubblici ad essa demandati dalla Prefettura di Crotone».

Colpa grave che consisterebbe nella «negligenza reiterata nel corso degli anni e, in particolare, nell’omessa presentazione della rendicontazione prevista peraltro dall’art. 21 della convenzione del 2012 e delle analoghe rendicontazioni previste nelle precedenti convenzioni e nell’omesso controllo sui servizi espletati dalla Misericordia e sulla contabilità, nonché sull’utilizzo delle risorse pubbliche da parte della Misericordia».

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