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Alfonso Mannolo

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Cutro, estorsioni ai danni dei villaggi turistici e prestiti ad usura: condannati dal gup distrettuale gli uomini del clan Mannolo

CUTRO – Il gup distrettuale di Catanzaro ha condannato tutti e 12 gli imputati della cosca Mannolo Trapasso Zoffreo Falcone nell’ambito del processo che ha fatto luce sul racket sul turismo e l’usura che imperversavano da 40 anni. Racket e usura messi in atto nei villaggi lungo un vasto litorale ma anche nei confronti di imprenditori e commercianti dell’area a cavallo tra le province di Crotone e Catanzaro.

Il processo, scaturito dall’operazione Jonica del maggio 2022, è una derivazione dell’operazione Malapianta, con cui la Guardia di finanza di Crotone aveva disarticolato, nel maggio 2019 le attività della cosca cutrese. Il pm Antimafia Domenico Guarascio aveva chiesto 12 condanne.

CONDANNATI GLI UOMINI DEL CLAN MANNOLO DI CUTRO

Nello specifico Guarascio aveva chiesto la pena più alta, a 14 anni di reclusione, per il presunto boss Alfonso Mannolo, di 84 anni, mentre la condanna è stata a 10 anni, un mese ed un giorno. Sette anni era stata la pena chiesta per Santino Caterisano (54), adesso condannato a 6 anni, 2 mesi e 20 giorni; 6 anni e 6 mesi quella proposta per Albano Mannolo (53), di Cutro, condannato dal Tribunale a 4 anni, un mese e 23 giorni.

La richiesta di pena per Antonio Mannolo (54) era stata di 10 anni, mentre la condanna arrivata è di 4 anni 5 mesi e 10 giorni; chiesti 3 anni per Carmelina Mannolo (57), condannata ad un anno, 9 mesi e 10 giorni (con la concessione dei benefici di legge e la non menzione); 6 anni e 6 mesi la richiesta per Leonardo Mannolo (29), con pena inflitta di 4 anni un mese e 23 giorni.
Inoltre, l’accusa aveva chiesto 8 anni per Remo Mannolo (51), condannato a 6 anni 11 mesi e 10 giorni. Condanna a 4 anni e 6 mesi chiesta per Vincenzo Mercurio (20), di Botricello, poi condannato a tre anni 6 mesi e 20 giorni; 7 anni e 6 mesi, invece, per Carmine Ranieri (45), di Botricello che ha avuto una pena di 6 anni, due mesi e 20 giorni; 7 anni e 6 mesi per Giuseppe Trapasso (36), di Cutro, poi condannato a 3 anni e 4 mesi.

Il pm Guarascio aveva chiesto 10 anni di carcere per Fiore Zoffreo (56), di Cutro condannato ora a 7 anni, due mesi e 20 giorni; 3 anni, infine, era stata la richiesta per Dante Mannolo (55), collaboratore di giustizia, che ha avuto una condanna di 4 anni, 4 mesi e 20 giorni.

LE INDAGINI DI GUARDIA DI FINANZA E DDA

Da quanto è emerso dalle indagini fatte dalla Guardia di finanza e dalla Dda di Catanzaro alcuni imprenditori pagavano da 20 anni, ma i loro familiari pagavano dai 20 anni precedenti. Le famiglie di ‘ndrangheta di San Leonardo di Cutro, prima organiche alla “provincia” mafiosa di Cutro capeggiata dal boss di Cutro Nicolino Grande Aracri, dal 2009 avevano costituito un autonomo “locale” di ‘ndrangheta che, sia pur dipendente dal capo crimine, dettava legge lungo la fascia costiera da Cutro a Sellia Marina.

Un clan che si è dimostrato ancora attivo nonostante fosse stato colpito da diverse operazioni, come Malapianta. Estorsioni e usura che gli affiliati esercitavano anche quando erano in carcere, attivando i familiari in libertà e le presunte nuove leve, nei confronti di diversi imprenditori e che avvenivano anche, come è emerso, attraverso la fornitura di materiali e manodopera. E, naturalmente, c’era anche l’imposizione del servizio di guardiania, pretendendo il pagamento di una quota annuale di 300 euro per nucleo familiare.

Il tutto messo in atto attraverso un controllo del territorio militare, con apposite vedette per monitorare le auto sospette e periodiche bonifiche dei luoghi chiusi, per rilevare microspie. Nella pattuglia degli avvocati Luigi Falcone, Gregorio Viscomi, Salvatore Iannone e Paolo Carnuccio.

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