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La sponda lombarda lago di garda

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CROTONE – Con quei cinque milioni di euro trasportati in Montenegro su un’auto con doppiofondo, una volta ripuliti, volevano acquistare un albergo vicino Gardaland, ma prima ancora che potessero sbarcare sul lago e fare affari i broker della cosca Megna, stanziata nel quartiere collinare Papanice di Crotone, si sono mossi la Prefettura di Mantova, che ha emesso cinque interdittive antimafia nei confronti di altrettante aziende riconducibili all’imprenditore Mauro Prospero, 63enne residente a Peschiera del Garda, nel Veronese, arrestato nei mesi scorsi nell’operazione Glicine Acheronte con l’accusa di concorso esterno in associazione ‘ndranghetistica, e, ora, il Comune di Sirmione, nel Mantovano, che ha emanato un’ordinanza con la quale ha chiesto la cessazione immediata dell’attività di esercizio del market all’interno del Garda Village, un locale che, a quanto pare, la ‘ndrangheta voleva trasformare in una sala slot.

La storia inizia con un viaggio in pullman da Crotone a Mantova, dove Mario Megna, nipote del boss Domenico, viene accolto dall’imprenditore Prospero, che i pentiti definiscono come contiguo alla cosca, e lo porta a casa sua, a Monzambano. Gli inquirenti captano una serie di colloqui, alla presenza anche di Placido Vicario, dipendente di La Castellana spa, la società che gestisce il Garda Village di Sirmione di proprietà dello stesso Prospero. Megna discute di affari che la cosca vuole realizzare in Lombardia e Veneto grazie all’appoggio di Prospero, che proporrebbe al nipote del boss la possibilità di acquisire una struttura ricettiva dismessa nei pressi del noto parco divertimenti. «Quell’albergo grosso che viene dopo Gardaland». Prospero sosteneva di avere già il progetto approvato e Megna precisava che gli investimenti del clan non erano volti all’acquisto e conseguente vendita di beni, ma all’acquisto e successiva rendita periodica.

L’elemento che avrebbe permesso di ricondurre gli eventuali investimenti al boss Megna si ricava dal fatto che il rampollo del clan chiedeva a Prospero di preparare tutta la documentazione relativa al progetto di investimento in modo da sottoporla al capocosca, che probabilmente si sarebbe recato in loco di persona personalmente, essendo ormai libero dopo un lungo periodo di detenzione. «Lunedì preparami tutto così appena scendo glieli faccio vedere… può essere pure che lunedì viene lo zio …che ha finito tutto … gli hanno tolto tutto». Del resto, già nel 2017 il pentito Nicola Femia, parlando di una cena con Michele Bolognino – col quale ha in comune le origini locridee, e che è uno storico esponente del clan Megna poi legatosi ai Grande Aracri di Cutro per i quali avrebbe realizzato investimenti in Emilia – aveva raccontato che il suo interlocutore si stava occupando della ristrutturazione del Garda Village di Sirmione dove Prospero proponeva di installare una sala giochi. Femia, infatti, era procacciatore di giochi d’azzardo per conto della ‘ndrangheta e i Megna avevano il monopolio a Crotone.

Sempre Femia ha parlato agli inquirenti del “nipote di Megna” e di accordi criminali che prevedevano una spartizione del territorio con le cosche di Isola Capo Rizzuto per quanto concerne il controllo del gaming. Femia la collaborazione coi Megna sul Garda non la avviò perché fu arrestato ma sembra che la cosca di Papanice coltivasse ancora il progetto del gioco d’azzardo a due passi dal più noto parco divertimenti d’Italia.

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