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Maxi Riciclaggio pari a 18 milioni di euro trasferiti dalla ‘ndrangheta ai narcos: il processo per 21 imputati si svolgerà a Trento

CROTONE -Si farà a Trento il processo per il riciclaggio di oltre 18 milioni di euro provenienti dal narcotraffico internazionale grazie alle sinergie criminali strette dalla ‘ndrangheta di San Luca e da quella del Crotonese, in particolare da personaggi gravitanti attorno alle cosche di Cirò e Cutro.

Il giudizio immediato è stato fissato per il 16 maggio prossimo per 21 imputati dal gip Enrico Borrelli, che ha accolto la richiesta del procuratore distrettuale Sandro Raimondi e del sostituto Davide Ognibene. Si tratta di un procedimento parallelo a quello che, nel maggio scorso, ha portato all’operazione della Dda di Bologna “Aspromonte Emiliano”, con cui sarebbe stata smantellata un’organizzazione criminale finalizzata al narcotraffico in cui sono implicati presunti affiliati alla ‘ndrangheta reggina e crotonese ma anche narcos sudamericani dediti a traffici per svariati milioni di euro, di cui almeno cinque riciclati grazie all’apporto di cinesi dediti al cosiddetto fei ch’ien, il denaro volante.

RICICLAGGIO DEI MILIONI DELLA ‘NDRANGHETA AI NARCOS, PROCESSO A TRENTO

I proventi, infatti, sarebbero stati reinvestiti in società di capitali fittiziamente intestate a prestanome, utilizzate per l’emissione di fatture per operazioni inesistenti nonché per ottenere il supporto logistico e documentale con cui “mascherare” i trasporti di droga, in pieno lockdown per il Covid, attraverso false bolle di accompagnamento. L’estate scorsa la Dda di Bologna ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini a una quarantina di persone.

Intanto, approda già in aula il filone di inchiesta avviato dalla Dda di Trento, che coordinava le indagini dello Scico della Guardia di finanza un cui agente infiltrato è riuscito a infiltrarsi nella rete criminale che raccoglieva denaro contante, provento di spaccio di droga, destinato ai narcos sudamericani.
Così sarebbe emerso un sofisticato meccanismo alla base della consegna di denaro per il saldo e l’anticipo di partite di droga, con una serie di passaggi caratterizzati da livelli minimi di rischio e basati su sistemi di messaggistica istantanea installata su criptofonini, ovviamente al fine di eludere le intercettazioni.

L’UTILIZZO DELLA CHAT CRIPTATA SKY ECC

Gli imputati, secondo l’accusa, creavano i gruppi sulla chat criptata SKY ECC per condurre indisturbati i loro affari di droga. I broker utilizzavano utenze telefoniche sudamericane per sondare la disponibilità dei prelevatori di denaro e dare loro indicazioni su giorno, ora, coordinate geografiche della consegna e informazioni utili ai corrieri incaricati. Una volta ottenuta la disponibilità del prelevatore, i broker richiedevano un numero seriale di banconota (token) che gli avrebbe dovuto comunicare tramite messaggistica, il prelevatore e il corriere si incontravano con la banconota token quale segno di riconoscimento e apponevano la loro firma con la data e l’importo. A conferma dell’avvenuto scambio, la foto della banconota veniva inviata al broker sudamericano. Il prelevatore depositava poi il denaro su conti a lui riconducibili da cui partivano i bonifici presso aziende commerciali in Asia e Sudamerica, trattenendo per sé una percentuale a titolo di commissione.

La competenza territoriale dei giudici trentini deriva dal fatto che le somme – parliamo di centinaia di migliaia di euro a botta – venivano versate dagli interposti indicati dall’organizzazione appunto a Trento, su conti bancari di copertura, e poi trasferite all’estero. L’Undercover si è mosso anche in Emilia Romagna, terra infestata, anzi “colonizzata”, dalla ‘ndrangheta, dove ha eseguito operazioni di prelievo per conto di tre calabresi residenti in provincia di Reggio Emilia. In particolare, l’avrebbe ricevuto una somma di 260mila euro da Gennaro Lonetti, melissese residente a Gualtieri, altri 290mila da Lonetti e Francesco Silipo, originario di Cutro, più 300mila da Silipo e Giovanni Generoso. Tutti ritenuti legati alla ‘ndrangheta del Crotonese e alle sue ramificazioni nelle regioni del Nord. Lonetti, in particolare, assistito dall’avvocato Giovanni Mauro, ha già avanzato richiesta di rito abbreviato.

LE ANALISI DELLA GUARDIA DI FINANZA

Analizzando i loro molteplici contatti, gli investigatori della Guardia di finanza hanno poi disarticolato una rete del narcotraffico facente capo al latitante Giuseppe Romeo, esponente di primo piano dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta di San Luca; uno in grado di movimentare enormi flussi di cocaina e rapportarsi con i cartelli dei narcos sudamericani. Uno che, dal covo spagnolo della latitanza, forniva indicazioni ai gregari. Si faceva chiamare “Nudol”, Romeo, almeno nella chat numero 14 repertata dagli inquirenti, e chissà se la fascinazione proveniva dall’immaginario protagonista, interpretato dal grande Robert De Niro, di “C’era una volta in America”, il capolavoro di Sergio Leone che ripercorre le vicende di un gruppo di gangster. Nonostante l’arresto del suo capo, scattato in Spagna nel marzo 2021, il sodalizio avrebbe avuto la forza di riorganizzarsi con nuovi canali di approvvigionamento.

Romeo, infatti, non figura tra gli imputati del processo di Trento. Le accuse di associazione a delinquere finalizzate al riciclaggio, con aggravante mafiosa, dei proventi della vendita di cocaina, in tutto il territorio italiano, fornita dalle centrali del narcotraffico colombiano sono contestate a tre livelli della presunta organizzazione, secondo una ripartizione di ruoli scientifica. Un livello superiore, operante all’estero, che aveva il compito di gestire le raccolte di denaro e mantenere rapporti coi fornitori ai quali avrebbe veicolato indicazioni sulla destinazione del denaro.

Un livello intermedio, operante sempre all’estero, che teneva i rapporti con l’addetto alla raccolta del denaro al quale fornire indicazioni per il prelievo e l’inoltro delle somme ma anche con i corrieri che effettuavano la consegna di denaro. Infine, un livello inferiore, operante in Italia, composto appunto da corrieri col compito di trasportare e consegnare al prelevatore di denaro le somme da riciclare, provento della vendita di cocaina.

RICICLAGGIO SOLDI DELLA ‘NDRANGHETA AI NARCOS: L’ELENCO DEGLI IMPUTATI AL PROCESSO DI TRENTO

Gli imputati sono:

  1. Stefano Bertoni, di 46 anni, di Roma;
  2. Hicham Boussen (44), nato in Marocco ma residente a Torino;
  3. Giuseppe Cardaciotto (34), di Rizziconi;
  4. Abdelali El Amrani (38), nato in Marocco ma residente a Torino;
  5. Giovanni Generoso (29), di Guastalla (RE);
  6. Ermal Gjuzi (32), nato in Albania e residente a Scanzano Jonico (MT);
  7. Gennaro Lonetti (36), di Gualtieri (RE);
  8. Pietro Maviglia (35), di Bollate (MI);
  9. Bashkim Miloti (41), nato in Albania ma residente a Corsico;
  10. Giuseppe Moliterno (48), di Napoli;
  11. Erald Nuri (32), nato in Alania ma residente a Rutigliano (BA);
  12. Giuseppe Papalia (38), di Delianuova (RC);
  13. Youssef Riminaoui (41), ma residente a Torino;
  14. Salvatore Rinaldi (56), di Catania;
  15. Patrizio Rosano (40), di Roma;
  16. Mohamed Safaoui (27), nato in Marocco ma residente a Guidonia Montecelio (RM);
  17. Nedal Sakhita (47), siriano residente a San Donato Milanese (MI);
  18. Francesco Silipo (35), di Gualtieri (RE);
  19. El Meliani Slimani (46), nato in marocco ma residente a Lodi;
  20. Gennaro Strevella (52), di Napoli;
  21. Gabriel Segura Gasca (43), colombiano.
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