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L'arresto di Mario Esposito

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CROTONE – Inchiesta chiusa sull’omicidio di Giovanni Vatalaro, assassinato il 23 febbraio 1991 da un commando che inscenò un finto posto di blocco. Il pm Antimafia Domenico Guarascio ha fatto notificare l’avviso di conclusione delle indagini a Mario Esposito, 70enne di Isola Capo Rizzuto ritenuto contiguo alla cosca Arena di Isola Capo Rizzuto e già balzato all’attenzione delle cronache un anno fa nell’ambito dell’inchiesta che avrebbe fatto luce su un articolato sistema di frodi fiscali che avrebbe il suo perno, oltre che nello stesso Esposito, nel gruppo della sanità privata che era in parte amministrato dal crotonese Lorenzo Marrelli. Gli agenti della Dia di Catanzaro hanno condotto l’inchiesta su quello che sembrava essere un cold case.

Esposito è l’unico indagato. L’accusa, per la quale è già stato destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, è quella di omicidio, con l’aggravante mafiosa, compiuto in concorso con Francesco Papaleo, che ormai non c’è più su questa terra perché è stato ucciso in un altro agguato di mafia nel ’94. Vatalaro, esponente della cosca Megna di Crotone, venne fermato da due killer che, simulando un posto di blocco, gli intimarono con la paletta di accostare a bordo della strada e dopo averlo fatto uscire dalla sua auto e averlo condotto sul retro del bagagliaio gli spararono numerosi colpi di fucile e pistola all’addome, uccidendolo. A bordo c’era anche la moglie della vittima, testimone oculare: la donna si rannicchiò nel veicolo quando udì i colpi, poi vide i killer allontanarsi su un’auto Fiat “Uno”. Non riconobbe in viso l’omicida, tanto era spaventata.

Il movente del delitto, secondo la ricostruzione degli inquirenti avvalorata dai collaboratori di giustizia, sarebbe stata una reazione vendicativa all’omicidio di Vittorio Cazzato, esponente di spicco della criminalità organizzata crotonese, del quale Vatalaro era ritenuto autore. Il procedimento innescato a suo tempo contro i presunti mandanti Domenico Megna ed Egidio Cazzato, del quale Esposito era cognato, fu peraltro archiviato su richiesta del pm. Le dichiarazioni fornite da un primo gruppo di collaboratori di giustizia si erano rivelate insufficienti, ma gli investigatori della Dia, guidati dal capo centro Beniamino Fazio, hanno esaminato anche le rivelazioni, più pregnanti, di un secondo gruppo di pentiti, quelle di Giuseppe Vrenna, Vittorio Foschini e soprattutto di Luigi Bonaventura, per giustapporre i vari elementi indiziari in modo più organico. In questo procedimento Esposito è difeso dagli avvocati Nico D’Ascola, Antonio Lidonnici e Tiziano Saporito.

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