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Crotone, chiusa inchiesta su un giro di estorsioni che avrebbe vessato l’ex consigliere comunale Ferruccio Colosimo: undici persone indagate. La vittima è il figlio del grossista di gioielli ridotto in fin di vita dopo una maxi rapina d’oro


CROTONE – L’ex consigliere comunale Ferruccio Colosimo sarebbe finito nelle grinfie di tre cosche che lo avrebbero sottoposto ad estorsione. Per questo la Dda di Catanzaro ha avviato un’inchiesta a carico di undici persone che si è appena conclusa. Sotto accusa sono finiti Antonio Corigliano, di 50 anni, di Crotone; Andrea Corigliano (39), di Crotone; Antonio De Fazio (44), di Crotone; Massimiliano Greco (49), di Crotone; Antonio Mazzea (56), di Isola Capo Rizzuto; Mario Megna (52), di Crotone; Maurizio Mungo (58), di isola Capo Rizzuto; Giancarlo Perri (44), di Crotone; Francesco Savoia (53), di Isola Capo Rizzuto; Michele Sciannimanico (47), di Crotone; Antonio Oliverio (33), di Crotone.

Le accuse sono, a vario titolo, quelle di estorsione con l’aggravante mafiosa ai danni di Colosimo, di sua madre e di un suo zio, poiché gli indagati avrebbero ingenerato nella vittima timore per l’appartenenza alle cosche di ‘ndrangheta di Crotone, Papanice e Isola Capo Rizzuto. La vittima non ha denunciato. L’indagine coordinata dai pm antimafia Domenico Guarascio e Paolo Sirleo è frutto dell’analisi di conversazioni intercettate nell’ambito dell’inchiesta che ha portato all’operazione Glicine. Colosimo è uno degli imputati, accusato di turbativa d’asta poiché avrebbe istigato la condotta di pubblici ufficiali in procedure di gara dell’Aterp di Crotone.

CROTONE, EX CONSIGLIERE COMUNALE VESSATO DA TRE CLAN

In particolare, Megna, Greco e Sciannimanico, mediante minacce e violenze fisiche ai danni di Colosimo, avrebbero costretto le vittime a versare somme di denaro sotto forma di titoli, capitali e investimenti finanziari, a cedere un magazzino e la società Apollo Energy srl. I tre, vantando fittizi rapporti di debito/credito derivanti da operazioni finanziarie di natura illecita compiute attraverso la Nemesi srl, gestita occultamente da Colosimo, lo avrebbero ripetutamente incontrato aggredendolo fisicamente e costringendolo così a consegnare diverse migliaia di euro con l’aggravante di aver agito per conto della cosca stanziata nel quartiere Papanice di Crotone.

Analoga la condotta tenuta dagli isolitani Mungo, Mazzea e Savoia. Mungo, presunto promotore della condotta estorsiva, avrebbe peraltro minacciato di mali ingiusti Colosimo tramite conversazioni telefoniche. Un altro gruppo di azioni estorsive sarebbero state compiute da Perri, Antonio e Andrea Corigliano e De Fazio. In questo caso il promotore sarebbe stato Perri.

LA RAPINA DELL’ORO CHE RIDUSSE IN FIN DI VITA IL PADRE DI COLOSIMO

Non c’è pace per la famiglia Colosimo. L’ex consigliere comunale è il figlio di Luciano, il grossista di gioielli ridotto in fin di vita, nel giugno 2012, da picchiatori rumeni reclutati dalla cosca di Papanice per mettere a segno una rapina di 40 chili d’oro. L’uomo successivamente morì, e alcuni dei rapinatori furono condannati, ma uno degli ‘ndranghetisti coinvolti, Salvatore Sarcone, fu rinvenuto in stato di mummificazione nel settembre 2014 nella località Irto, lungo la suggestiva litoranea che da Crotone porta a Capocolonna, dopo che qualcuno gli aveva sparato alla nuca e gli aveva mozzato le mani.

Sarcone era sospettato di avere sottratto una parte del bottino, oltre che di non avere scientemente distrutto le divise di finanziere che erano state utilizzate per il colpo e che poi erano state ritrovate dalla polizia in una campagna di Papanice.
I fatti contestati nell’avviso di conclusione delle indagini risalgono a un periodo compreso tra il 2019 e il 2020. La maledizione della rapina d’oro colpisce ancora. O forse c’è dell’altro.

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