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CROTONE – Svizzera mon amour. Il paradiso fiscale oltralpe è stato sempre un luogo di proiezione della ‘ndrangheta e le conferme delle infiltrazioni vengono, se ce ne fosse bisogno, anche dal voluminoso incartamento agli atti della mega inchiesta della Dda di Catanzaro che un mese fa ha portato all’operazione “Stige”, contro il “locale” di ‘ndrangheta di Cirò, uno dei cui plenipotenziari, Pino Sestito, è stato intercettato anche mentre conversava di investimenti in Svizzera su cui ci sarebbe lo zampino di Mario Ferrazzo, alias “Topolino”, boss di Mesoraca più volte comparso nelle inchieste sui clan in territorio elvetico.

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Era Francesco Tallarico, presunto capozona a Casabona della super cosca, a mandargli i saluti di “Maruzzo” per poi discutere di affari in Svizzera.

« … Eh mi ha detto – “Che poi te vedere io come … omissis … Ha detto – “Sedici locali sono nostri” – e poi il resto sono in società – “Ma vieni tu o dobbiamo andare noi?” – “No, no, vengo e andiamo insieme” – “Ci diamo un appuntamento e ci vediamo direttamente là” – però ha detto in Svizzera interna … omissis … Dice che “L’importante è che tu sei a posto con i documenti”… omissis … Problemi non ce ne sono, altrimenti che stiamo andando a fare là? Ha detto – “Me lo saluti assai assai». È lo stesso Tallarico che, rientrato da un viaggio in Germania e Svizzera, in un’altra captazione si soffermava sull’esportazione di prodotti vinicoli in quei Paesi, da lui coordinata, quantificando peraltro un ingente volume d’affari.

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«… Siamo andati in Svizzera …dopo siamo andati a Lugano … abbiamo trovato a uno che ha assaggiato il vino… abbiamo portato un cofano di vino giusto così per regalarlo … per farlo vedere … Quel vino là è fatto proprio di vino… non è roba fatta …. Hai capito com’è? … infatti sono un milione di bottiglie e sono finite». Ed è lo stesso Tallarico di cui parla il collaboratore di giustizia Francesco Oliverio, ex boss di Belvedere Spinello. Uno che, a dire del pentito, poteva contare sulla «collaborazione» di un poliziotto «che è originario di Casabona, e che ha lavorato, in un primo periodo, in provincia di Varese, successivamente, a Novara». Un poliziotto che sarebbe stato utilizzato «specie per il trasporto della cocaina». Ma Tallarico era anche uno che «si procurava armi, corte e lunghe, che …provenivano dalla Svizzera».

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