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CROTONE – Con una gamba rotta su una barca in fiamme. Ma a prevalere non è stata la paura ma il senso del dovere che lo ha spinto a gettare in acqua quei migranti che rischiavano di morire.

Maurizio Giunta, uno dei due finanzieri rimasti feriti ieri nell’esplosione di una barca a vela sulla quale viaggiavano una ventina di migranti – uno dei quali risulta scomparso anche se non ci sono certezze sul numero degli occupanti il natante e le cui ricerche sono riprese all’alba – adesso racconta quelli che sono stati i suoi pensieri dal letto dell’ospedale di Crotone dove è ricoverato accanto al suo collega Giovanni Antonio Frisella.

«Paura? In quel momento – dice – non l’ho sentita. Adesso ci penso. Non siamo eroi, facciamo il nostro dovere al meglio delle nostre possibilità. Per questo non vedo l’ora che passi tutto per tornare a lavorare».

Tornando a quei momenti, Giunta racconta cosa è successo: «E’ scoppiato il motore o qualcosa sotto le gambe. Il collega – spiega – è finito in acqua ed io sono rimasto a bordo. Il mio pensiero, nonostante la gamba rotta, è stato quello di buttare quanta più gente possibile in acqua perché tanti di loro non sapevano nuotare ed avevano paura. Insieme ad altri colleghi ci siamo dati da fare per salvare quante più vite possibili. Loro si sono tuffati in mare mentre io sono rimasto sulla barca in fiamme. Dopo la seconda esplosione siamo finiti tutti in acqua».

In acqua c’era anche Frisella, che, nonostante il piede fratturato, si è diretto verso un migrante che non riusciva a nuotare. «L’ho preso – racconta – e poi ho chiamato il maresciallo Novelli che era a bordo della motovedetta e lui si è subito buttato in mare per darmi una mano perché non ce la facevo».

Giunta e Frisella, definiti «eroi» da Matteo Salvini, hanno ricevuto la visita del prefetto di Crotone Tiziana Tombesi: «Hanno dimostrato coraggio ed abnegazione che contraddistingue chi fa queste attività».

Proseguono intanto le operazioni per identificare le tre vittime – due uomini ed una donna – dell’esplosione. Due dei migranti feriti, invece, restano in gravissime condizioni: uno è stato trasferito nella serata di ieri al reparto grandi ustionati dell’ospedale “Perrino” di Brindisi. La Diocesi di Crotone parla di una tragedia che «scuote profondamente le nostre coscienze di uomini e di credenti», stigmatizzando «l’aria d’odio e d’indifferenza che si respira sui social» e lodando, invece, i due finanzieri feriti e «tutti gli uomini e le donne dello Stato, delle associazioni di volontariato e del personale medico e paramedico per la dedizione con cui si stanno adoperando nei soccorsi dei superstiti e nella ricerca dei dispersi».

Il flusso migratorio, intanto, non si arresta. Ieri 48 persone, tra le quali tre donne e cinque bambini, sono stati intercettati a Caulonia, nel reggino, mentre stamani un’altra barca a vela, intercettata al largo dalla Guardia di finanza, è giunta nel porto di Crotone con a bordo 66 persone tra le quali 15 donne e 18 minori tra cui numerosi bambini ed un neonato.

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