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Il Comune di Cutro

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Gli imprenditori terrorizzati per la pressione asfissiante dei clan di ’ndrangheta: le storie di chi pensa di mollare e andare via da Cutro

CUTRO – «Io mi devo mettere da parte 100mila euro e me ne vado… Non ci voglio rimanere più qua io… Che devo fare qua? Ma stiamo scherzando? Poi vedi come si trovano tutti insieme». «Tra un altro anno ancora peggio è… ora esce il fratello di quell’altro… da Aemilia ne escono… E tutti qua li mandano… Tutti qua si raccolgono, è assodato».

Dai colloqui intercettati tra gli imprenditori indicati come potenziali vittime delle nuove leve dei clan di Cutro emerge uno spaccato inquietante. Un imprenditore, titolare di una nota attività, manifesta addirittura l’intenzione di andare via da Cutro per la pressione asfissiante delle cosche, ripresa dopo un periodo di relativo quieto vivere. Nonostante la super associazione mafiosa capeggiata dal capo crimine ergastolano Nicolino Grande Aracri e le cosche avverse da lui sterminate siano state sepolte da cumuli di condanne a pene elevate, i rampolli delle “famiglie” di ‘ndrangheta si erano rimessi all’opera appena riacquistata la libertà. Non lasciavano in pace neanche le piccole aziende. E gli imprenditori cutresi erano terrorizzati al punto da pensare di andare via da un luogo che rischia di diventare invivibile.

Ecco perché l’operazione messa a segno dalla Squadra Mobile della Questura di Crotone e dalla Dda di Catanzaro (LEGGI LA NOTIZIA) assume un valore straordinario, in una provincia in cui le denunce delle vittime dei clan fino a poco tempo non si contavano sulle dita di una mano in tutto l’anno. L’inchiesta segna un’inversione di tendenza, accompagnata, nelle scorse settimane, da analoghi risultati operativi incamerati dai pm Antimafia a Crotone e Isola Capo Rizzuto dove sono scattate operazioni anti racket e anti usura in seguito alle denunce delle vittime. La parola chiave, forse, nella richiesta di misura cautelare avanzata dai magistrati della Dda è “allarme sociale”. L’allarme sociale emerge plasticamente dagli atti del fascicolo e dalla ricostruzione delle vicende, dalla biografia penale degli indagati e dalla recidiva. Parliamo di esponenti di una delle consorterie di ‘ndrangheta «più temibili della Calabria mediana». Di indagati che «hanno dimostrato assoluta professionalità e premeditazione» nell’attuazione del disegno estorsivo dei clan rivolto praticamente verso tutti gli imprenditori economici cutresi.

In un simile contesto, le vittime, «vincendo la notoria reticenza, hanno trovato fiducia nel denunciare i propri aguzzini», rilevano sempre gli inquirenti. «La mia porta è sempre aperta», aveva detto il pm Guarascio nei giorni scorsi nel corso di un incontro con gli imprenditori presso la Confcommercio di Crotone, lanciando un appello alla denuncia. Aperta è anche la porta del dirigente della Squadra Mobile pitagorica, il vicequestore Ugo Armano. Qualcosa sta cambiando.

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