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Il ministro Matteo Salvini

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REGGIO CALABRIA – «Siamo davvero amareggiati per quanto accaduto. La scelta di fermare i lavori per la costruzione degli hotspot di prima accoglienza nei porti di Crotone e Corigliano, rischia di determinare un grave danno al tessuto economico e produttivo locale».

Con queste parole la Fmb Tubes, azienda attiva da oltre un decennio nel Mezzogiorno nella fornitura di carpenteria metallica e nella costruzione di manufatti prefabbricati, in relazione, è scritto in una nota, alla decisione assunta dal ministero dell’Interno di bloccare la costruzione dei punti di primissima accoglienza in Calabria, Sicilia e Sardegna.

«La nostra azienda – spiega Samuele Furfaro, uno dei responsabili di Fmb Tubes nonché presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Reggio Calabria – in virtù del proprio know how e dell’esperienza maturata nel settore, si era aggiudicata i lavori per la costruzione in Ati con altre imprese a Crotone, Corigliano e Augusta (nella città siciliana si è deciso di ultimare i lavori). Dopo l’aggiudicazione definitiva avevamo anche firmato il contratto a Crotone. Gli indirizzi politici adottati dal governo in materia di immigrazione, tuttavia, hanno radicalmente cambiato le sorti di queste opere, in seguito alla decisione, peraltro ribadita anche pubblicamente dal ministro dell’Interno Matteo Salvini di revocare le gare d’appalto».

Furfaro parla di lavori che «solo su Crotone, Corigliano e Augusta, pari a circa 8 milioni di euro. Alle aziende coinvolte verranno certamente corrisposti dei rimborsi del tutto marginali, ma il danno che tale scelta politica sta generando è estremamente rilevante specie in una regione come la Calabria, dove le questioni lavoro e sviluppo economico costituiscono delle vere e proprie emergenze sociali».

Per Furfaro, le opere andrebbero comunque realizzate in quanto «si tratta infatti – prosegue – di opere che al di là delle scelte di governo in materia di accoglienza, si sarebbero rivelate di grandissima utilità in relazione alle molteplici esigenze che un porto può avere, come ad esempio le fondamentali attività di protezione civile in regioni particolarmente esposte a rischi e problematiche legate alla sicurezza del territorio. Senza dimenticare che gli interventi previsti determinerebbero anche un deciso miglioramento della funzionalità stessa degli scali».

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