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PALMI – Ci sono molti nomi illustri nella lunga lista di testi presentata dalle parti civili nei processi per la presunta usura bancaria ai danni delle aziende appartenenti al Gruppo De Masi che prenderanno il via a breve presso il Tribunale di Palmi.  Nell’ottobre scorso, il gup del Tribunale di Palmi, Paolo Ramondino, ha rinviato a giudizio gli ex direttori generali di Banca Antonveneta e Banca nazionale del lavoro, Enrico Pernice ed Ernesto Manna, per la presunta usura di cui sarebbe rimasto vittima l’imprenditore Antonino De Masi. Analoga decisione è stata presa nei confronti dei dirigenti di Bnl Davide Croff, Mario Girotti, Ostilio Miotti e Rocco Segreti. Per un altro gruppo di indagati, Pietro Celestino Locati, Vincenzo Tagliaferro, Alessandro Maria Piozzi, Matteo Arpe e Roberto Marini, ex Direttori generali e dirigenti di Banca di Roma, il Gip ha disposto l’incompetenza territoriale del Tribunale di Palmi trasmettendo il fascicolo alla Procura di Reggio perchè i rapporti bancari erano gestiti nella sede reggina dell’istituto di credito. Il procedimento a carico dei dirigenti bancari è scaturito da una denuncia presentata da De Masi secondo il quale i tassi d’interesse applicati sui fidi concessigli erano a tassi usurari.

Nell’elenco dei testimoni, tra consulenti, esperti, presidenti e direttori delle maggiori associazioni di tutela che si sono interessati della materia, appaiono gli avvocati Giacomo Saccomanno e Antonio Mazzone hanno citato anche personaggi di primissimo piano come il direttore generale della Banca d’Italia, Fabrizio Saccomanni, il suo vice, Giovanni Carosio, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ed ex presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, Antonio Catricalà, il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, oltre che i presidenti della Banca Nazionale del Lavoro, Luigi Abete, e della Banca Antonveneta, Dino Giovanni Maria Marchiorello. L’inizio dei due procedimenti è previsto per il 26 gennaio e per il 2 febbraio prossimi. «Due processi di grande rilevanza – si legge in una nota dei legali – specie dopo la emissione della sentenza della Corte Suprema di Cassazione che ha definito il primo procedimento sull’usura bancaria, fissando una serie di principi che devono essere applicati dai Giudici di merito. La Cassazione, nella sentenza emessa ha evidenziato e riconosciuto la esistenza dell’usura bancaria, l’applicazione del principio sancito dall’articolo 644 c.p. per il calcolo del TEG (tutti i costi e le spese parte integrante degli interessi, compresa la Commissione Massimo Scoperto), la non rilevanza delle istruzioni della Banca d’Italia, la possibile responsabilità penale e personale dei Presidenti e di tutti gli organi apicali, se dimostrato il dolo specifico. Una sentenza di grande evidenza per far chiarezza sulla materia che ha tanto impegnato la Magistratura del Tribunale di Palmi». 

«In tale contesto – conclude la nota – le parti civili, Gruppo De Masi, al quale la Corte di Cassazione ha già riconosciuto il diritto ad ottenere il risarcimento dei danni in sede civile, per l’usura bancaria subita, dopo la grande soddisfazione per il riconoscimento della fondatezza della battaglia portata avanti da oltre 8 anni, intendono dimostrare che non si è trattato di un fatto isolato, ma di un sistema nazionale che ha approfittato dello stato di debolezza delle imprese e dei cittadini, specialmente al Sud ed in Calabria. Un sistema per ottenere i maggiori ricavi da parte delle Banche che, conseguentemente, facevano lievitare incredibilmente le indennità dovute ai manager o presidenti degli Istituti, legati, spesso, ai risultati di bilancio». 

 

 

 

PALMI – Ancora un rinvio a giudizio per funzionari di banca a Palmi. Ed ancora una volta al centro dell’azione giudiziaria il reato di usura. «La vicenda banche ed usura, instaurata dalle mie denunce già passate al vaglio di un Gip, e giunte a sentenze di primo e secondo grado che hanno sempre confermato la presenza del reato e la riconducibilità della colpa del reato in capo ai presidenti (su tale responsabilità si esprimerà a breve la Suprema Corte), vede – ha dichiarato l’imprenditore De Masi – un altro importante tassello che va ad aggiungersi ad un’altra recente pronuncia». Lo scorso 4 ottobre il Gup del Tribunale di Palmi Fulvio Accurso, nel corso di un altro procedimento penale , sempre per usura in danno delle aziende De Masi, ha disposto il rinvio a giudizio per gli imputati Pernice Enrico e Mucci Achille (Direttori Generali pro tempore della Banca Antonveneta). «Come ribadito in diverse occasioni – ha aggiunto De Masi – continuerò a combattere questa battaglia di legalità, sino alla fine per tutelare gli interessi non solo miei, ma quelli di un intero territorio depredato dall’illegale comportamento del sistema bancario. Certamente giorno per giorno i procedimenti penali che vengono avviati in Italia contro le illegalità bancarie fanno luce sui reali livelli di degenerazione ai quali il sistema bancario è arrivato. L’ultima inchiesta della Produca di Milano che ha portato al rinvio a giudizio dei vertici di Unicredit (operazione Brontos) per una frode fiscale di 245 milioni di euro , in cui il Gip afferma “ gli amministratori e i responsabili citati ebbero piena consapevolezza di tutti gli elementi della fattispecie e vollero realizzare l’operazione” . Il Gip a pag 19 del suo provvedimento afferma della consapevolezza di quanto stavano facendo. Questa inchiesta e le tantissime altre (vedi Parmalat, Cirio etc) che hanno visto e vedono coinvolte le banche hanno come comune denominatore il massimo profitto aldilà della legalità aggravato dalla consapevolezza, cosa che non può essere altrimenti visti i sofisticati sistemi di controllo e gestione esistenti. Lo stesso filo conduttore, il massimo, e spesse volte illegale, profitto che ha portato e porta le banche ad abusare di una posizione dominante addebitando spese e commissioni e tassi illegali ai propri clienti. Operazione che di fatto da una parte trasferisce ricchezza dai cliente alle banche e dall’altra causa povertà e illegalità. Quando la classe politica si renderà conto di tutto ciò forse sarà tardi per salvare il salvabile. Aprire gli occhi sulla degenerazione dell’operato bancario – chiude De Masi – credo sia un dovere oltre che un diritto di tutti noi. 

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