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DOPO il sit-in di giovedì, i lavoratori del Comitato in difesa del polo oncologico di Catanzaro chiedono il rilancio di un ente dai conti in rosso e aspettano risposte concrete dal tavolo tecnico che martedì vedrà insieme il presidente della Regione Giuseppe Scopelliti e il rettore dell’Università Magna Graecia, Aldo Quattrone, chiamati a discutere del destino della Fondazione Campanella. Con una lettera inviata a Scopelliti, a Quattrone, ma anche al presidente del cda della Fondazione, Paolo Falzea, il comitato lancia un appello in quattro punti: salvaguardare i livelli occupazionali; «risanare la situazione economico-finanziaria del polo; rivedere i meccanismi di finanziamento privilegiando il calcolo in base ai posti letto anziché quello in codici Drg, cioè in secondo i codici che esprimono il valore economico di ciascuna prestazione resa; ridefinire l’assetto giuridico dell’ente «come stabilisce il piano di rientro che tutto prevede tranne la chiusura». 

Nei quattro punti è anche inclusa la proposta di passare a 60 posti letto oncologici, anziché ai 35 immaginati con decreto di Scopelliti nel ruolo di commissario per il piano di rientro. La questione – che sarà affrontata alla riunione di martedì – si lega all’obiettivo di snellire la Fondazione concentrando i posti letto sulle prestazioni oncologiche e trasferendo le altre unità operative all’azienda ospedaliera-universitaria Mater Domini. Il passaggio, però, richiede un accordo tra Regione e Università, cioè tra i soci fondatori della “Tommaso Campanella” che poi sono gli stessi soggetti chiamati a definire il riassetto della Mater Domini. Da Palazzo Alemanni, intanto, attraverso un comunicato diffuso giovedì scorso, fanno sapere «che la Regione e l’Università, consci dell’importanza di salvaguardare tale istituzione (la Fondazione Campanella ndr), adotteranno le misure idonee a tutelare i lavoratori impegnati nella lotta ai tumori». I lavoratori dal canto loro accolgono il messaggio tra speranza e dubbi. La speranza c’è perché – spiegano – i soci fondatori «dopo anni si incontreranno». I dubbi invece esistono perché «tutto potrebbe essere ancora una volta un semplice modo per tamponare i problemi e non per risolverli in maniera definitiva». Mentre si aspettano risposte, si va avanti tra tante difficoltà e incertezze. E infatti le risorse della Regione si sono ridotte negli anni nonostante il mantenimento dei 115 posti letto, con il risultato di sofferenze di cassa e dello stop (da aprile) a nuove prenotazioni. Per pagare in parte i fornitori e garantire gli stipendi si è fatto ricorso ai tre milioni e mezzo dati dalla Regione come prima parte di un finanziamento semestrale di 9 milioni. Ma adesso – avvertono dal comitato – servono soluzioni di ampio respiro. Non è più tempo di rimandare. Tutto questo al netto di un esame al tavolo interministeriale Massicci che vigila sul piano di rientro e che rispetto alla Fondazione chiede misure compatibili con i vincoli imposti dallo stesso piano. 

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