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Gli impianti termali calabresi vivono una situazione che Federterme definisce «drammatica». In una nota, viene formulato un atto d’accusa alla Regione sostenendo che «non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire».   

«La Regione Calabria – sostiene Federterma – ha ricevuto decine di lamentele, ufficiose e ufficiali, da singole aziende termali  del territorio. E varie lettere di protesta e richieste urgenti d’incontro da parte di Federterme. Ma non si è degnata nemmeno di rispondere. Come se i vari appelli per affrontare una situazione che rischia ogni giorno di diventare più drammatica, le fossero entrati in un orecchio per uscirne subito dopo dall’altro».   

Il presidente di Federterme, Costanzo Jannotti Pecci sostiene che «dopo un primo incontro con il sub commissario, generale Pezzi, più di un anno fa, ogni altra richiesta è caduta nel vuoto, mentre dall’altro sub commissario, D’Elia, che le nostre imprese hanno incontrato quasi due mesi fa, per ora abbiamo avuto solo risposte interlocutorie». Secondo il numero uno di Federterma si tratta di «un comportamento incomprensibile se si considera che la struttura commissariale interloquisce regolarmente con le associazioni imprenditoriali degli altri comparti della sanità privata»:   «Le imprese, che attendono di vedere saldate le loro spettanze ferme, in alcuni casi, addirittura al 2004 – aggiunge concluso Jannotti Pecci – sono in gravissima crisi di liquidità. Le banche non forniscono, più alcun sostegno e, a questo punto non c’è da meravigliarsi se, non potendo far fronte agli impegni con i lavoratori, questi ultimi decidano di scendere in piazza».   

«In tempi brevi – si afferma ancora nella nota – il ddl sulla proposta di legge “Valorizzazione e promozione del termalismo in Calabria”, è stato portato all’esame del Consiglio regionale, gli si è addirittura data una “corsia preferenziale” e poi, una volta arrivato in Commissione, si è subito arenato. E oggi giace, dimenticato, in qualche cassetto. In questo quadro, risulta dichiaratamente beffarda, la decisione della Regione di aumentare i canoni di concessione mineraria per le acque termali, che complica una situazione che sta portando le imprese al collasso. Insomma, motivi per mettere mano alla disastrosa situazione delle terme in Calabria, ce ne sono. Ammesso che qualcuno a Palazzo Alemanni, sede della Giunta regionale, abbia la minima intenzione di farlo. Il che è ancora oggi tutto da dimostrare».

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