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L’ennesimo triste primato per una regione che, almeno stando ai numeri e alle ricerche, non sembra dare segni di ripresa apparendo come la meno vitale tra le regioni italiane in un momento in cui la depressione economica e la precarizzazione del lavoro non lascia molto spazio alla crescita sociale. Secondo una ricerca svolta dall’Associazioni artigiani e piccole imprese Cgia di Mestre, sulla base dei dati raccolti e pubblicati dall’Istat, infatti, dai dati in questione emerge come la Calabria sia al primo posto in Italia per numero di precari in rapporto alla popolazione residente con un poco rassicurante 21,2% pari a 121.498 persone su un totale di circa 573.100 occupati, in numero assoluto, poi, a livello nazionale i precari italiani sono complessivamente 3.315.580 unità e in questa condizione, i precari calabresi rappresentato a livello complessivo il 3,66% del totale nazionale.

Ma a dispetto della bassa percentuale su base totale quello che emerge è il quadro sconfortante dell’occupazione in Calabria. Il fatto che più di un quinto di tutti i lavoratori nella regione sia costituito da lavoratori precari dà chiara la dimensione della difficilissima situazione in cui versa il territorio. Bisogna, infatti, considerare che la presenza di un alto numero di precari, che per definizione non hanno stabili prospettive di futuro, costituisce un ulteriore freno alla ripresa dell’economia regionale in un ciclo vizioso dal quale uscire costituisce uno sforzo immane e che necessità inevitabilmente della collaborazione e dell’intervento diretto anche dello Stato centrale. Altro dato che fa riflettere è quello collegato all’entità dello stipendio che, a livello nazionale, è mediamente di 836 euro netti al mese (927 euro mensili per i maschi e 759 euro per le donne), solo il 15% dei precari è laureato e, incredibile ma vero, la Pubblica amministrazione è il principale datore di lavoro. Nella scuola e nella sanità si trovano 514.814, nei servizi pubblici e in quelli sociali 477.299. Se si includono anche i 119.000 circa occupati direttamente nella Pubblica amministrazione (Stato, Regioni, Enti locali, etc.), il 34% del totale dei precari italiani è alle dipendenze del Pubblico (praticamente uno su tre). Gli altri settori che registrano una forte presenza di questi lavoratori atipici sono il commercio (436.842), i servizi alle imprese (414.672) e gli alberghi ed i ristoranti (337.379). Ed è il Sud l’area geografica che ne conta il numero maggiore. Se oltre 1.108.000 precari lavorano nel Mezzogiorno (pari al 35,18% del totale), le realtà più coinvolte sono, come detto, la Calabria (21,2%), seguita a ruota dalla Sardegna (20,4%), dalla Sicilia (19,9%) e dalla Puglia (19,8%). 

Se a questo dato si aggiunge l’ulteriore dato sul tasso di disoccupazione che vede anche lì la Calabria primeggiare con un tasso di disoccupazione superiore al 19% pari a circa 133.000 persone senza lavoro si scopre come nella regione vi siano circa 250 mila persone tra disoccupati e precari, una fetta considerevole dell’intera popolazione abile al lavoro e l’ennesima ulteriore testimonianza di un malato che necessita sempre più di una diagnosi e di una cura estremamente incisiva.

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