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REGGIO CALABRIA – La Regione Calabria è stata condannata a riconoscere alla Tec – Termo energia Calabria spa il finanziamento per la realizzazione del raddoppio del termovalorizzatore di Gioia Tauro. In ballo ci sono circa 40 milioni di euro e cinque mila per le spese di giudizio. 

La decisione è stata assunta dalla quinta sezione del Consiglio di Stato che, nei giorni scorsi, ha emesso una sentenza definitiva su di un ricorso che l’amministrazione calabrese aveva proposto ai tempi in cui la giunta regionale era guidata da Agazio Loiero contestando l’annullamento da parte del Tar di Catanzaro su richiesta di Tec, di una serie di decreti regionali.

Già il Tar di Catanzaro aveva dato ragione alla società, ora è arrivata la sentenza definitiva. Si tratta di un progetto che nel lontano 2003 era stato varato dall’ufficio del commissario regionale delegato all’emergenza rifiuti. Nove anni addietro, infatti, il commissario approvava – come si legge nella sentenza del Consiglio di Stato – «la perizia di variante delle opere originariamente previste, i vari lavori di adeguamento del Sistema Calabria Sud, il potenziamento del Termovalorizzatore di Gioia Tauro, con la realizzazione di una seconda linea da asservire agli impianti del sistema Calabria Nord, a causa delle difficoltà frapposte dalle popolazioni locali alla realizzazione dell’impianto di termovalorizzazione ubicato nel Comune di Bisignano e il relativo schema di atto di sottomissione». 

Nello stesso documento, poi, l’ufficio del commissario per l’emergenza rifiuti «disponeva, tra l’altro, di stabilire l’erogazione di un contributo pubblico, a valere sui programmi di investimento pari a 80 miliardi di vecchie lire (pari a euro 41.316.551,92) finalizzato esclusivamente all’abbattimento delle tariffe di smaltimento relative agli utenti del sistema integrato Calabria Sud», trovando i fondi per la copertura nel Programma operativo regionale. 

Dopo aver erogato un anticipo del 20% sul totale, però, sono arrivati i decreti che bloccavano tutto. E adesso? La Regione dovrà pagare, ma prima dovrebbe procedere alla verifica dell’esistenza dei collaudi delle opere effettivamente costruite e della loro successiva attivazione.

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