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LA situazione dell’economia regionale non sta attraversando certamente un periodo florido anzi la crisi economica mondiale proprio in questi mesi sta esplicando i propri effetti più gravi sul territorio calabrese. In particolare, a trainare la recessione c’è un vero e proprio collasso del settore edile con una contrazione del fatturato che in alcuni casi raggiunge anche il 60%. Una delle maggiori problematiche è collegata ai pagamenti della pubblica amministrazione per i quali nella migliore delle ipotesi occorre attendere almeno sei mesi. Il rapporto annuale Bcc Mediocrati-Demoskopika sull’andamento dell’economia locale fa emergere tutta la gravità della congiuntura economica attuale contraddistinta da un clima di forte sofferenza. Nell’edilizia una impresa su due denuncia una riduzione dei volumi di vendita e del proprio numero di addetti, mentre dal lato della domanda circa otto su dieci evidenziano una flessione delle richieste di nuove abitazioni da parte delle famiglie. L’inaccettabile ritardo dei pagamenti da parte della Pubblica amministrazione, inoltre, peggiora il quadro congiunturale. «Occorre evitare il collasso del sistema – ha dichiarato il presidente della Banca di Credito Cooperativo Mediocrati, Nicola Paldino – ponendo in atto le contromisure necessarie per la compensazione dei crediti vantati verso le regioni e gli enti locali, con somme dovute all’erario. Favorire gli investimenti infrastrutturali che, grazie al loro effetto anticiclico, sono in grado di aumentare la domanda e sostenere la competitività del sistema produttivo. Negli ultimi 5 anni la propensione agli investimenti delle imprese si è dimezzata passando dal 36,5% al 17,6%. Otto imprenditori su dieci chiedono una riduzione del cuneo fiscale e un sostegno concreto agli investimenti. «Abbiamo registrato – ha precisato il Direttore dell’Istituto Demoskopika, Nino Floro – il peggiore risultato dal 2004. Le aspettative di una ripresa economica sembrano allontanarsi sempre di più venendo meno l’ottimismo tra gli operatori economici locali i cui livelli di fiducia toccano il punto più basso degli ultimi anni». 

Nel 2011 2 imprenditori su 3 (67%) denunciano un calo del fatturato pari a –59,3% a fronte dello stesso valore del 2010 (-60,3%). Anche per gli ordinativi e per la domanda di beni e servizi oltre il 60% segnala una flessione con un saldo negativo pari a -55,1% a fronte del -47,7% del periodo precedente, mentre sul fronte dell’occupazione la tendenza prevalente è di una stabilità congiunturale (62,6%) ma comunque con saldo in area negativa che oltretutto registra un peggioramento passando da –24,5% a –31,8%. 
Nel 2011, dopo l’incremento registratosi nel 2010, la curva della propensione agli investimenti subisce una flessione di 7 punti percentuali, per cui la quota di imprenditori che dichiara di aver fatto investimenti si attesta al 15,5% contro il 22,5% dell’anno precedente. Con riferimento al lungo periodo, la tendenza resta negativa, considerando che nel 2004 avevano effettuato investimenti oltre un terzo degli imprenditori intervistati (34,0%). 
Per quanto concerne il settore edile, ben il 57% segnala una riduzione degli ordinativi, appena il 6% un aumento e il 37% condizioni di stabilità, evidenziando cosi un saldo negativo del -51%. Tale situazione negativa è stata ulteriormente aggravata da un trend crescente dei costi di produzione non attenuato da un’equivalente aumento del livello dei prezzi di vendita, che anzi registrano un saldo negativo di –15,9%.
In riferimento alla domanda di nuove abitazioni la domanda della famiglie ha subito un netto declino: il 70,9% delle imprese lamenta una rilevante diminuzione, il 24,4% la giudica ai livelli dello scorso anno mentre solo il 4,7% ne rileva un aumento. Risultano, altresì, negativi anche i giudizi relativi all’andamento della domanda abitativa per uso investimento da parte delle famiglie, con un saldo pari a –67,9% alla domanda di nuove abitazioni da parte delle imprese e istituzioni private (saldo –62,7%) e infine alla domanda delle amministrazioni pubbliche (saldo –59,5%). Anche i giudizi sull’evoluzione della domanda di riqualificazione del patrimonio immobiliare abitativo risultano prevalentemente negativi anche se in misura minore rispetto ai giudizi sulle nuove abitazioni. In Calabria sono state attivate complessivamente 3.026 procedure per contratti di lavori, servizi e forniture per un importo di circa 1,5 miliardi di euro, pari al 4,4% del PIL regionale al contrario di quanto avviene a livello nazionale, l’affidamento dei contratti di lavori rappresenta la quota maggiore sia in termini di numero, 1.347 pari al 44,5% del totale, che in valore dell’importo posto a gara, 838 milioni di euro pari al 56,5% del totale, rappresentando di fatto un ottimo mercato per le aziende edili calabresi, tenuto conto che le procedure attivate per i lavori pubblici da soli rappresentano il 2,5% del pil calabrese. 
Un tema particolarmente caro alle imprese, soprattutto per quelle che hanno rapporti di fornitura con la PA, sono le abitudini di pagamento di quest’ultima, dai risultati emerge che le imprese lamentano una situazione complessiva preoccupante, con tempi di attesa in molti casi enormemente dilatati. Infatti, la quasi totalità delle imprese fornitrici, ovvero il 96,6% dichiara che il tempo medio di attesa per incassare i pagamenti maturati per i loro lavori/servizi forniti, va da 2/3 mesi a oltre sei mesi la scadenza dei termini contrattuali. In particolare, scomponendo questo dato percentuale, il 9,1% evidenzia un ritardo complessivo compreso tra i 2 e i 3 mesi, il 21,6% conferma un ritardo compreso tra 4 e 5 mesi, e per oltre 6 imprese su dieci (65,9%) il ritardo si allunga oltre i sei mesi. La totalità dei rispondenti indica che le situazioni di maggior ritardo si verificano con la Regione, percentuale, superiore alle altre osservabili, presentando di fatto un ritardo medio pari a 6,53 mesi, vale a dire 196 giorni; a seguire troviamo i 6,33 mesi (190 giorni) del Comune, i 5,92 mesi della provincia (178 giorni) e i 4,33 mesi di altri enti (130 giorni). A fronte di questi continui ritardi dei pagamenti le imprese si sono trovate costrette ad assumere decisioni per far fronte alla mancanza di liquidità. In primis il 34,1% del campione ha deciso di dilazionare, e dunque, allungare ulteriormente i tempi di pagamento ai fornitori e ai sub-appaltatori con la conseguenza di innescare una serie di ulteriori ritardi che possono mettere a rischio concreto l’intera filiera. Allo stesso tempo le imprese hanno utilizzato diversi strumenti finanziari per sopperire alla mancanza di liquidità. Il 27,3% delle imprese ha fatto ricorso all’autofinanziamento, il 18,2% ha richiesto un finanziamento a breve in banca, o l’anticipo fatture (18,2%), mentre il 4,5% ha richiesto la compensazione con le somme iscritte a ruolo. 
Si interrompe la tendenza al miglioramento del clima di fiducia, a partire dalla fine del 2008, l’indice generale, pur collocandosi comunque in area negativa, aveva guadagnato 7,6 punti nel 2009 e 4,7 nel 2010. Nel 2011 inizia la discesa, -3,4 punti dal 66,7 al 63,3, e prosegue anche per le aspettative formulate per il 2012: dopo una flessione rilevante di ben 10,1 punti l’indice si attesta al 53,2 il valore più basso registrato fino ad ora. In sintesi, le aspettative di una ripresa economica sembrano allontanarsi sempre di più, venendo meno l’ottimismo tra gli operatori economici locali, i cui livelli di fiducia toccano il punto più basso degli ultimi anni. Il cammino è ancora in salita, le difficoltà da superare sono ancora molte prima di poter imboccare la via della crescita. Come si può notare dalla rappresentazione grafica seguente, tutti i fattori di scenario oggetto di valutazione da parte degli imprenditori per tutti gli anni interessati dalla nostra rilevazione presentano valori negativi.

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