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CATANZARO – Nei call center ci sono «oltre 5 mila lavoratori a progetto a rischio in Calabria entro l’anno». Lo afferma la Slc Cgil in una nota. «L’approvazione della legge 92/2012, la cosiddetta riforma del mercato del lavoro, animatamente contrastata dalla Cgil ai vari livelli – sostiene Daniele Carchidi della Slc Cgil Calabria in una nota – comincia a mietere le sue vittime. E lo fa partendo da una regione già martoriata da percentuali di disoccupazione oltremodo elevate, colpendo il settore dei call center in outsourcing, settore produttivo capace nell’ultimo quinquennio di dare stabilità e lavoro in questa terra. Entro la fine di quest’anno, in Calabria scadranno nelle varie aziende del comparto oltre cinquemila contratti a progetto, che a causa del contestuale mancato rinnovo del contratto delle telecomunicazioni, potrebbero non vedersi rinnovati. La cosiddetta ‘legge Fornero’ che doveva contribuire a ridurre le tipologie contrattuali atipiche, e contestualmente favorire stabilità ai contratti precari, rischia, per l’assenza di contestuali politiche di crescita ed incentivazione alle aziende, di dare un duro colpo all’economia della regione. Una regione, quella calabrese, che vive di Call Center, potrebbe uscirne devastata ulteriormente da una norma che rischia di essere una mera enunciazione di principio senza contestuali politiche che permettano la messa in sicurezza del settore». «La Slc Cgil, nel denunciare pubblicamente la situazione venutasi a creare in Calabria – ha proseguito Carchidi – metterà in campo, fin da subito tutte le azioni sindacali e legali per portare alla normalizzazione un settore strategico per l’economia calabrese. Nel far ciò ci appelliamo alle parti datoriali, sociali, politiche ed istituzionali, al fine di collaborare fattivamente nel risolvere il problema in un breve arco temporale. Difendere cinquemila posti di lavoro nella nostra terra non può essere che un obbligo morale per tutte le parti chiamate in causa, e ciascuno per la sua parte dovrà impegnarsi concretamente ad addivinere ad una soluzione. C’è il concreto rischio che nella Regione Calabria si perda la distribuzione, nel 2013, di oltre cento milioni di redditi, mettendo ulteriormente in ginocchio questa regione».

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