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CATANZARO – Mettere su casa, è difficile. In Calabria impossibile. Almeno lo è stato finora per chi sperava nell’aiuto dello Stato. Perché quei “buoni casa” che ben dieci anni fa portarono nelle casse dei Comuni oltre 130 milioni di euro sono stati erogati solo in parte. Tanto che, a conti fatti, ben 60 milioni sono rimasti congelati a causa dell’inerzia degli uffici che avrebbero dovuto espletare le pratiche relative alle domande piovute a pioggia da ogni angolo del territorio. Ma adesso c’è chi dice basta. Ad alzare la voce, infatti, è la stessa Regione Calabria, che, a suo tempo, aveva approvato il bando di concorso, relativo all’erogazione di contributi in conto capitale, per l’acquisto o il recupero della prima abitazione. Del resto, non poteva certo restare a guardare un Dipartimento ai Lavori pubblici come quello attuale che delle Politiche della casa sta facendo il suo cavallo di battaglia. Basti pensare, infatti, ai 400 milioni di euro, portati a casa e indirizzati per l’80% alla locazione e per il 20% all’acquisto delle abitazioni, per comprendere il tono alto con il quale l’assessore al ramo, Pino Gentile, sta gestendo la vicenda. Con la decisione di avocare le pratiche rimaste inevase e dare lo start alla revoca dei finanziamenti inutilizzati, al fine di chiudere il bando relativo ai “buoni casa” e indirne uno nuovo che possa dare un’accelerata all’erogazione dei fondi a favore delle fasce sociali più deboli, come le giovani coppie e le persone diversamente abili, con un notevole risvolto economico nel campo dell’edilizia. Viene così messo un punto fermo nella vicenda che parte da lontano, ovvero dal 22 settembre 2003, data in cui la giunta regionale dell’epoca approvò il bando di concorso relativo all’erogazione dei contributi per un totale di 137.036.126,85 euro, da ripartire fra le 5 province calabresi, sulla base della popolazione residente. Il 50% dello stanziamento risultava destinato all’acquisto di alloggi ed il 50% al recupero di immobili per la prima abitazione. Una successiva delibera di giunta regionale del 9 novembre del 2007, trasferiva le competenze istruttorie della verifica dei requisiti ai Comuni. Ed ecco, a quel punto, sorgere il problema. Nonostante numerosi solleciti, infatti, la maggior parte degli Enti non ha provveduto a definire le pratiche di competenza, e, in alcuni casi, cosa ancora più grave, neanche a ritirare i fascicoli.

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