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TAVERNA – I due mitici villaggi della Sila catanzarese, da sempre meta di scampagnate e gite fuori porta, hanno registrato, nella due giorni delle festività pasquali, presenze decisamente al di sotto delle aspettative. Ma il lento declino di uno dei siti più incantevoli dell’intero territorio regionale, non è più una novità da tempo per nessuno. Intorno al Villaggio Mancuso ed al Villaggio Racise sembra aleggiare una permanente aura di rassegnazione, una condizione asfittica che inibisce anche i pochi, in verità, tentativi di rinascita. I residenti, che in mezzo a questi boschi hanno deciso di stabilirsi, i gestori dei noti locali silani che hanno investito tutto in un’attività nel cuore della Sila, con amara rassegnazione imputano la ormai cronica emorragia di diserzioni nel bosco più bello d’Italia, alla negligenza, allo scarso interesse delle istituzioni nei confronti di luoghi che, nell’interesse collettivo, andrebbero preservati dall’incuria e dall’abbandono. Qui un tempo erano di casa Sophia Loren e Amedeo Nazzari. 

Ora, a fronte di uno sparuto gruppetto di gestori che si dicono moderatamente soddisfatti dell’affluenza di villeggianti nelle festività pasquali, tanti sono i ristoratori e gli albergatori che  denunciano una situazione al limite del collasso. Le responsabilità maggiori sembra vengano attribuite alle amministrazioni provinciale e regionale, ree, secondo chi la Sila la ama e la vive quotidianamente, di aver consentito che il degrado diventasse una costante in un sito che, per i paesaggi mozzafiato, per le deliziose casette in legno in stile altoatesino, risalenti all’epoca della grande depressione del ’29, sembra appena uscito da una fiaba di Andersen.«Ci hanno abbandonati – commentano all’unisono- ormai sembra che la Sila sia destinata a finire nell’oblio, senza che nessuno alzi un dito per impedirlo». 

Domenico Vavalà e Sebastiano Angotti, due ex sindaci del comune di Taverna, diversissimi per appartenenza politica e per permanenza presso il palazzo comunale, hanno provato a fornire motivazioni che spiegassero le ragioni di questa decadenza. Ciascuno per le proprie competenze, per la progettazione pensata e realizzata negli anni di permanenza al comune, rispettivamente 28 e 5,hanno tentato, documenti alla mano, di dirimere una condizione di impasse che si protrae ormai da troppo tempo. Ma in effetti, pur apprezzando lo sforzo compiuto dagli amministratori comunali che si sono succeduti nel corso dei decenni, sembra non esserci una “ricetta” specifica per far sì che la Sila risalga la china. Forse è necessario che si prendano decisioni coraggiose ma forse, basterebbe cominciare con un cambio di atteggiamento, accantonare teorie disfattiste, votate al vittimismo e quindi all’immobilismo ed   adoperarsi finalmente in comunione e con impegno affinchè la Sila possa rivivere delle glorie passate.             

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