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NON è certo la prima volta che i dati economici di settore mettono in luce come la crisi economica che sta stritolando l’Italia abbia una incidenza molto più drammatica in Calabria, ma quello che emerge dall’ultima ricerca dell’Istat certifica, se così possiamo dire, una sistema economico al collasso, prossimo al fallimento finanziario. Non stiamo parlando dell’economia di un Paese in via di sviluppo ma del sistema economico privato calabrese che appare sempre più in uno stato di profonda insolvenza per una evidente e consolidata difficoltà nell’onorare i propri pagamenti. 

La ricerca dell’Istat sui protesti elevati in Calabria non lascia spazio a dubbi: quasi 145 milioni di euro nel corso del 2012 per un totale di 70.815 protesti elevati tra pagherò, tratte e vaglia cambiari accettati, tratte non accettate e assegni. Atti che sono la testimonianza di una economia in profonda crisi. Il dato più eclatante riguarda il numero di pagherò, cambiali tratte e vaglia cambiari accettati e poi protestati che si attesta su un valore complessivo di 81,5 milioni di euro per 56.583 protesti, sono invece 4.532 le cambiali tratte direttamente non accettate per un valore complessivo di 6,7 milioni di euro mentre la parte del leone, proporzionalmente parlando, la fanno gli assegni. In questo caso, infatti, sono stati protestati “solo” 9.710 titoli di credito ma per un valore pari a 56,5 milioni di euro. Tra le province il dato dei protesti rispecchia la ripartizione territoriale con Cosenza che fa registrare il numero più alto di atti, pari a 23.506, quadruplicando, come vedremo più avanti, il dato dell’anno precedente, per un valore di 48,4 milioni di euro. Segue Reggio Calabria con 18.191 protesti pari a 29,9 milioni di euro. Catanzaro pur avendo un numero di protesti inferiore rispetto a Reggio, 16.979, fa registrare un alto ammontare di debito pari a 40,7 milioni di euro. Crotone fa segnare 7.440 protesti per un valore di 15,8 milioni di euro e infine Vibo Valentia, che tutti gli indicatori danno come la più povera della Regione, all’ultimo posto con 4.709 protesti pari a 9,8 milioni di euro. 

 

NETTO PEGGIORAMENTO RISPETTO AL 2011. Quello che appare sin da subito per la fragile economia calabrese come un dato drammatico si veste di ulteriore negatività nel confronto con i medesimi dati dall’anno precedente. Nel 2011, infatti, i protesti in Calabria erano stati “solo” 32.610 meno della metà rispetto all’anno scorso. Il 2012, dunque, ha visto letteralmente raddoppiare il grado di insolvenza dei cittadini calabresi, tanto imprenditori quanto privati visto che i protesti possono riguardare tutti. Sotto il profilo economico l’ammontare complessivo dei protesti nel 2011 si è fermato a 106 milioni di euro, circa 38 milioni in meno rispetto all’anno successivo. 
Se si vanno ad analizzare, poi, i dati relativi alle cinque aree territoriali della regione, l’analisi evidenzia un netto peggioramento in tutte le province tranne che a Catanzaro che sotto questo profilo è l’unico territorio che mostra segnali di ripresa. Proprio il capoluogo, infatti, nel 2011 faceva registrare il maggior numero di protesti, 9.175, per un ammontare complessivo pari a 52,4 milioni di euro, nel confronto con il 2012, come abbiamo visto, pur aumentando quasi del doppio il numero dei protesti il loro ammontare si è ridotto di circa 12 milioni di euro. Crotone nel 2011 faceva registrare 7.193 protesti per 17.796 milioni di euro, anche in questo caso nel confronto con l’anno successivo si registra nella fase recente un miglioramento sotto il profilo dell’ammontare (sceso di circa 2 milioni di euro) ma non sotto quello del numero dei protesti (7.193 nel 2011 contro 7.440 nel 2012) Per le altre province, invece, il confronto diventa imbarazzante per gravità. Cosenza nel 2011 ha fatto registrare 6.629 protesti per un ammontare complessivo pari a 15,8 milioni di euro, l’anno successivo i numeri quadruplicano per atti e triplicano per ammontare. Drammatico aumento anche a Reggio Calabria dove nel 2011 il numero di atti è stato di 8.104 contro i 18.191 del 2012 e l’ammontare è stato di 16,6 milioni di euro contro i 29,9 dell’anno successivo. Infine, per quanto riguarda Vibo Valentia nel 2011 gli atti sono stati 1.509 (triplicati nel 2012) mentre l’ammontare è stato di 3,4 milioni di euro (quasi triplicato nel 2012).

Il sistema economico calabrese è dunque al collasso e a poco vale il confronto con altre regioni come la Lombardia (212.303 protesti per 599,5 milioni di euro nel 2012 e 149.933 protesti per 447 milioni di euro nel 2011)) o il Lazio (216.642 protesti per 592,8 milioni di euro nel 2012 e 143.578 protesti per 471,5 milioni di euro) perché a giocare contro ci sono il numero degli abitanti e i sistemi economici più solidi. Ciò che appare ineludibile, ormai, è la necessità di una seria politica di rilancio che inverta la tendenza in atto prima che sia troppo tardi per il sempre più precario equilibrio economico-finanziario del territorio.
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