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NIENTE soldi alle piccole imprese, alle famiglie, persino alle pubbliche amministrazioni. I dati che appaiono nella relazione annuale di Bankitalia sono devastanti. Riferiscono di un accesso al credito che al Sud è precluso a tutti. E ormai da tempo lunghissimo. C’è una sfilza di segni meno nella tabella che riguarda la quantità di prestiti erogati nelle zone del Mezzogiorno italiano e delle isole. Nel primo trimestre 2013 calano del 3 per cento i prestiti alle piccole attività imprenditoriali, dell’1,8 quelli ai grandi gruppi produttivi, del 4,3 per cento – dopo aver toccato picchi del 9 nei mesi scorsi – a società finanziarie e assicurazioni. Ridotta di quasi un punto percentuale anche la cifra concessa alle famiglie per coprire le proprie spese. L’unico dato in ripresa è relativo al terzo settore, che dopo un 2012 pessimo, ha visto un più 2 per cento.

In media, al Sud l’accesso al credito si è ridotto ancora dell’1,6 per cento, un dato al di sopra del resto del paese. E assolutamente fuori tendenza è anche lo sbarramento che le banche hanno innalzato per le pubbliche amministrazioni. Mentre nel resto del Paese si registra una tendenza al timido rialzo, per gli enti locali meridionali i prestiti erogati sono calati di due punti e mezzo percentuali. 

Una situazione che rende ancora più difficile pianificare qualsiasi tipo di investimento. E che si protrae ormai da tempo. Il segno meno è infatti una costante anche nei dati del 2012 per quanto riguarda tutti i settori. Sintomo del fatto che i rubinetti sono ormai chiusi da tempo. 

Il problema, sottolinea Visco, è che «le tensioni nell’offerta di credito sembrano riguardare, seppure con minore intensità, anche imprese con condizioni finanziarie equilibrate». E «le difficoltà», fa notare il governatore, «sono accentuate per le aziende medio piccole, meno in grado di ricorrere a fonti di finanziamento alternative al credito bancario». Nel 2012 il differenziale di tasso tra i prestiti bancari e quelli di importo superiore è stato pari a 160 punti base, circa il doppio del valore osservato nel triennio precedente la crisi.

Visco promuove le iniziative adottate dal Governo e dalle associazioni di categoria per favorire il credito. E invita ad aumentare le risorse del Fondo centrale di garanzie, «avendo cura che alle garanzie da prestare corrispondano prestiti addizionali e condizioni più favorevoli, con piena informazione alle imprese beneficiarie». Ma in particolare, avverte il governatore, «le difficoltà di finanziamento delle imprese devono stimolare una riflessione sull’assetto complessivo del sistema finanziario italiano, sullo scarso sviluppo dei mercati obbligazionari e azionari e sulla conseguente eccessiva dipendenza delle imprese dai prestiti bancari». Colpa delle aziende e della loro «riluttanza ad aprirsi», ma anche delle banche che «non hanno spinto a sufficienza le imprese ad avvicinarsi ai mercati». (AGI)  Mau (Segue) 311032 MAG 13  (AGI) – Roma, 31 mag. – E’ giunto il momento, auspica Visco, di «superare queste esitazioni. Per le aziende solide, con buone prospettiva di crescita», argomenta il governatore, «le difficili condizioni sul mercato del credito bancario costituiscono uno stimolo potente ad accedere al mercato dei capitali. Per le banche, un sistema finanziario sviluppato permette di diversificare le fonti di ricavo, di mantenere un rapporto equilibrato tra impieghi e depositi, di condividere con i mercati i rischi insiti nel finanziamento alla clientela. Anche se occorre fare attenzione ai potenziali conflitti di interesse», dice il numero uno di via Nazionale, «le banche possono favorire il ricorso delle imprese al mercato, avvalendosi dei vantaggi nella valutazione del merito di credito derivanti dalle relazioni di lungo periodo che con esse intrattengono». Tutto questo, però, conclude Visco, richiede «anche profondi cambiamenti nell’intero sistema finanziario: è indispensabile che si ampli il ruolo dei fondi pensione e degli investitori con orizzonte di lungo periodo; l’accumulo di capitale di rischio deve essere opportunamente incentivato».

Il problema, sottolinea il governatore di Bankitalia Ignzio Visco, nel presentare la relazione annuale, è che in tutto il Paese «le tensioni nell’offerta di credito sembrano riguardare, seppure con minore intensità, anche imprese con condizioni finanziarie equilibrate». E «le difficoltà», fa notare il governatore, «sono accentuate per le aziende medio piccole, meno in grado di ricorrere a fonti di finanziamento alternative al credito bancario». 

Visco promuove le iniziative adottate dal Governo e dalle associazioni di categoria per favorire il credito. E invita ad aumentare le risorse del Fondo centrale di garanzie, «avendo cura che alle garanzie da prestare corrispondano prestiti addizionali e condizioni più favorevoli, con piena informazione alle imprese beneficiarie». Ma in particolare, avverte il governatore, «le difficoltà di finanziamento delle imprese devono stimolare una riflessione sull’assetto complessivo del sistema finanziario italiano, sullo scarso sviluppo dei mercati obbligazionari e azionari e sulla conseguente eccessiva dipendenza delle imprese dai prestiti bancari». Colpa delle aziende e della loro «riluttanza ad aprirsi», ma anche delle banche che «non hanno spinto a sufficienza le imprese ad avvicinarsi ai mercati». 

an. gua.

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