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E’ UNA Calabria depressa quella fotografata dalla Banca d’Italia. Cala il Pil, soffrono tutti i settori, si riduce ancora la disponibilità di denaro concessa in prestito dalle banche. La presentazione del documento «L’economia della Calabria», curato dalla filiale della Banca d’Italia di Catanzaro e presentato questa mattina nella sede dell’Università Magna Graecia presenta dati da piena recessione. 

Nel 2012 l’attività economica della Calabria ha subito «un forte calo in tutti i principali settori». Secondo le stime di Prometeia, riportate dal dossier, il prodotto interno lordo sarebbe diminuito del 3 per cento, «in misura superiore al Mezzogiorno e all’Italia». 

FATTURATI IN CALO – In base alle indagini della Banca d’Italia su un campione di imprese calabresi dell’industria in senso stretto si è avuto un calo del fatturato; il grado di utilizzo degli impianti è tornato sui livelli minimi del 2009; il calo della domanda e l’inasprimento delle condizioni di finanziamento hanno determinato una riduzione degli investimenti da parte delle imprese. I dati negativi provengono anche dalle esportazioni di merci che, secondo Bankitalia, «hanno ristagnato, dopo il recupero dell’anno precedente. Tra i principali comparti di specializzazione, hanno tenuto le vendite all’estero dell’agroalimentare, mentre si sono drasticamente ridotte quelle del settore chimico». 

Unico spiraglio positivo sono solo le attese degli imprenditori che prefigurerebbero una stabilizzazione per il 2013. 

ANCHE FAMIGLIE A SECCO – Permangono nel 2012 le difficoltà di accesso al credito bancario in Calabria, con un’ulteriore riduzione dell’1,9% dei prestiti alla clientela residente nella regione e una flessione più accentuata per le banche che fanno parte dei primi 5 gruppi (-3,3% a fine 2012 dallo 0,7% di dicembre 2011). Lo scorso anno, per la prima volta dall’inizio della crisi economico-finanziaria, la riduzione dei finanziamenti abbia interessato anche le famiglie consumatrici calabresi, con una riduzione dei prestiti pari a -0,6%.  

«Sulla base di dati provvisori – è scritto nel rapporto – la contrazione del credito alle famiglie proseguirebbe ad un ritmo più sostenuto nel primo trimestre di quest’anno», attestandosi a marzo 2013 a -1,3%. In calo è anche la domanda di finanziamenti da parte delle famiglie, sia nella componente dei mutui per l’acquisto di abitazioni sia in quella del credito al consumo. Nel corso del 2012, inoltre, le nuove erogazioni si sono dimezzate sia per i mutui a tasso fisso sia per quelli a tasso variabile e alle famiglie calabresi è stato applicato un tasso di interesse superiore di circa mezzo punto percentuale rispetto a quello medio nazionale, differenziale in linea con quello dell’anno precedente.   

«Purtroppo il calo nell’offerta di credito ha riguardato non solo le imprese ma anche le famiglie – ha detto Luisa Zappone, direttore della filiale di Catanzaro, durante la presentazione del rapporto – Sui tassi pesa la maggiore rischiosità del credito in Calabria. Come Banca d’Italia abbiamo interesse a che le banche riprendano la funzione di finanziamento dell’economia ma sappiamo che anche per gli istituti il momento è difficile e nel 2012 sono uscite dal mercato due Bcc».   

Per quanto riguarda il credito alle imprese, il rapporto Bankitalia ha registrato un calo dello 0,5% nel 2012 (era aumentato del 2,4% a fine 2011) che ha riguardato i principali settori di attività economica ed è stato più intenso in quello delle costruzioni, per cui rimangono più accentuate le difficoltà nell’accesso ai finanziamenti.

IL LAVORO CHE NON C’E’ – Secondo il rapporto di Bankitalia «nella seconda parte del 2012 si è accentuato il calo dell’occupazione (-1,9 per cento nella media dell’anno), più elevato di quello osservato nel Mezzogiorno e in Italia (-0,6 e -0,3 rispettivamente)». Dal 2007 al 2012 il numero di occupati è diminuito di quasi 36 mila unità, un calo pari al 6 per cento. L’occupazione è diminuita in tutte le fasce di età, ad eccezione di quella oltre i 65 anni per effetto dei provvedimenti di natura previdenziale adottati negli ultimi anni; il maggior contributo al calo dell’occupazione è venuto dai lavoratori nella fascia 45-54 anni (-4,3 per cento), che fino allo scorso anno erano stati investiti dalla crisi in misura limitata. La riduzione ha riguardato sia gli uomini (-2,5 per cento) sia le donne (-1,0 per cento), contrariamente a quanto avvenuto in Italia e nel Mezzogiorno, dove l’occupazione femminile ha continuato a crescere. La riduzione è stata maggiore tra i lavoratori dipendenti (-2,1 per cento) rispetto agli autonomi (-1,4 per cento). Nel documento si evidenzia anche che, «analogamente a quanto avvenuto nel Mezzogiorno e nel resto del Paese, tra i dipendenti, i lavoratori con contratto a tempo indeterminato sono diminuiti (-3,6 per cento), mentre sono aumentati quelli con contratto a termine (1,5 per cento)». 

In questo contesto, «le ore autorizzate di Cassa integrazione guadagni si sono ridotte, per effetto principalmente del calo della componente in deroga, pur rimanendo sui livelli molto elevati raggiunti nel triennio precedente». Un altro aspetto riferito al tasso di disoccupazione riguarda l’aumento che è stato più di quanto avvenuto nel Mezzogiorno e in Italia, questo, secondo Bankitalia, «anche per effetto del sensibile aumento delle persone, prima inattive, che hanno iniziato a cercare un’occupazione».

IL POR NON DECOLLA – Le risorse impegnate in attuazione dei POR calabresi risultavano pari al 49,4 per cento della dotazione totale, quasi 7 punti percentuali in più rispetto a un anno prima; la quota sale al 54,9 per cento, tenendo conto anche dell’ultima riduzione del cofinanziamento nazionale deliberata a dicembre 2012 e in attesa di approvazione definitiva parte dell’UE. I dati della Banca d’Italia sono aggiornati al 31 dicembre 2012, in base alle cifre fornite dalla Ragioneria generale dello Stato e dal Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica. Secondo Bankitalia, «le misure intraprese al fine di accelerare l’attuazione dei Por 2007-2013 e la riduzione della dotazione totale determinata dal Pac hanno permesso di contenere il ritardo nell’avvio degli interventi». Per quanto evidenziato nel dossier, «il rapporto tra impegni e dotazione complessiva resta comunque inferiore sia rispetto al precedente ciclo di programmazione 2000-2006 sia in confronto alla media delle regioni meridionali, passata tra dicembre 2011 a dicembre 2012 dal 43,6 per cento al 67,2 per cento (77,9 per cento, considerando integralmente l’ultimo aggiornamento del PAC)».

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