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GIOIA TAURO – A vuoto anche il bando di 25 milioni di euro del Ministero dello Sviluppo Economico. La lunga e tormentata storia dei tentativi di ampliare la vocazione del porto di Gioia Tauro, facendone, oltre che un hub di transhipment anche un luogo di destinazione e trasformazione dei prodotti segna un altro emblematico risultato negativo. Non c’è nessuno in Italia disposto a ottenere investimenti pubblici pur di insediarsi e fare impresa nel retro porto di Gioia Tauro. Quell’area che ha già bruciato quasi duemila miliardi di vecchie lire continuerà a restare deserta e ad ospitare solo capannoni vuoti. 

 Gioia Tauro è dunque condannato solo al transhipment? Così sembra. Nessuno vuole i 25 milioni del Mise che ora rischiano di essere destinati ad altro e sicuramente non in Calabria. Nessuno investe nella logistica del porto calabrese e neanche nelle attività intermodali, vedi gateway. Chi sperava che i 25 milioni messi a bando dal Mise portassero qualche risultato ha dovuto ricredersi. Il bando aveva come obiettivo quello di «creare le condizioni per l’insediamento di grandi operatori della Logistica nazionali e internazionali» nel retro porto. Su questo bando non è arrivata nemmeno un’offerta. Insomma deserto era e deserto continuerà ad esser. 
Ricapitolando, 20 milioni per il gateway ferroviario bando andato a vuoto, 25 milioni di euro per incentivi alle imprese andato a vuoto e altri 25 milioni per il polo logistico intermodale ed una sola manifestazione di interesse. Risultati che il professore Francesco Russo dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria non ha timore a definire “inquietanti”. 
 
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