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LE IMPRESE in Calabria prevedono di assumere nel corso di questo mese di giugno 14.390 lavoratori, numero che sale a 35.620 nel periodo giugno, luglio e agosto. Si tratta di 2.460 assunzioni in più rispetto a giugno 2021 e 8.810 in più rispetto al trimestre giugno-agosto dello scorso anno.

Sono i dati del report di giugno, appena pubblicato, frutto delle rilevazioni del sistema informativo Excelsior realizzate da Unioncamere in accordo con l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal). Secondo l’indagine campionaria, i settori di attività nei quali nel mese corrente sono previste il maggior numero di entrate sono quelle dei Servizi di alloggio, ristorazione e servizi turistici (6.240 unità, che diventano 14.620 nel trimestre giugno-agosto), dei Servizi alle persone (1.900 a giugno, 4.840 fino ad agosto), del Commercio (1.790 nel mese e 4.890 nel trimestre), delle Costruzioni (1.320 a giugno e 2.890 da giugno ad agosto) e dei Servizi di supporto alle imprese e alle persone (1.050 unità a giugno, 2.850 nel trimestre). Nel 17% dei casi gli ingressi previsti sono stabiliti, cioè con contratto a tempo indeterminato o di apprendistato, mentre nella restante gran parte con contratti a tempo determinato.

Tra i dati emersi dall’indagine, fatta su base mensile e che rientra nel Programma statistico nazionale, c’è quello secondo il quale in 35 casi su 100 le imprese prevedono di avere difficoltà a trovare i profili desiderati.

E proprio questo dato si riallaccia al “paradosso” del mercato del lavoro del quale da qualche tempo si sta occupando il Quotidiano. In buona sostanza le aziende hanno bisogno di personale, ma non ci sarebbero candidati a sufficienza. Paradosso ma anche problema, che difficilmente può essere teoricamente letto attribuendo la “responsabilità” esclusivamente all’esistenza del reddito di cittadinanza, che scoraggerebbe ad accettare un lavoro per lo più stagionale. È una grande questione, soprattutto in una regione come la Calabria che storicamente non ha tassi di occupazione da primato, che prescinde numeri e statistiche.

Si dice spesso che non ci sono le competenze. E questo può valere per determinati profili professionali, non certo per la gran parte di quelli ricercati in questo periodo per godere di una stagione turistica auspicabilmente radiosa. Se molte delle figure ricercate appartengono al mondo della ristorazione e dell’accoglienza turistica, si presume che in quanto a competenze non dovrebbero esserci problemi, considerato il buon numero di Istituti di formazione scolastica e tecnica che ci sono in Calabria. Esiste, più probabilmente, una questione legata alle condizioni prospettate per i contratti stagionali. Senza tener conto, perché si tratta di distorsioni patologiche, di situazioni di sfruttamento dei lavoratori.

Tornando al report Unioncamere-Anpal, più dell’80% delle aziende che prevedono di assumere quest’estate in Calabria sono piccole (fino a 49 dipendenti), in linea peraltro con la struttura economica calabrese. Le figure in assoluto con più chance di lavoro (stando sempre ai fabbisogni dichiarati dalle imprese che hanno risposto all’indagine) sono cuochi, camerieri e altre professioni legate ai servizi turistici: 4.370 unità nel solo mese di giugno. A seguire gli operai specializzati nell’edilizia e nella manutenzione degli edifici (930 unità), un altro settore teoricamente trainante in questo momento se non fosse per le complicazioni nell’attuazione del Superbonus 110% che rischiano non solo di vanificare ogni favorevole attesa, quanto di dare un altro duro colpo all’economia regionale.

Se si scorre la tavola del report relativa alla difficoltà di reperimento delle figure necessarie, tra le figure per le quali ci sarebbe mancanza di candidati ci sono gli specialisti in scienze informatiche, fisiche e chimiche (a fronte dell’assunzione preventivata di 30 persone, oltre la metà non si trova), medici (dei 20 di cui le aziende avrebbero bisogno a giugno il 50% non sarebbe disponibile), ma anche addetti alla gestione di magazzini, della logistica e degli acquisti (mancherebbero il 44,3% dei candidati sui 60 da assumere).

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