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Il commissario Graziano e il ministro Boccia a Lamezia

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COSENZA – Tutto rinviato a data da destinarsi. D’altronde la situazione è così ingarbugliata che al povero Francesco Boccia non si poteva mica chiedere il miracolo. Il responsabile nazionale Enti locali, però, ha chiuso la sua giornata calabrese provando a dire di sì a tutti, anche se con qualche forzatura.

I maliziosi dicono che l’uscita di Giuseppe Conte non sia stata casuale. L’ex premier ha chiesto di creare una coalizione larga e un candidato civico. Il commissario regionale Stefano Graziano ha fatto finta di non capire ed ha applaudito alle parole dell’ex premier dicendo che però il Pd resta fermo su Irto e che le primarie sono la via maestra per risolvere l’impasse. Strano, visto che i 5 Stelle da settimane ripetono che di primarie proprio non se ne parla e che il candidato deve venire fuori da un tavolo di confronto.

Il tavolo certamente ci sarà. È quanto hanno concordato i dirigenti calabresi del Pd che hanno incontrato Boccia. Alla fine dell’incontro la decisione è stata quella di chiedere a Irto di ripensarci e nello stesso tempo avviare le trattative, che a quanto pare di capire passeranno per Roma, per arrivare ad una soluzione di sintesi. Quello che nessuno spiega, però, è cosa sia cambiato in questa manciata di giorni.

Irto nel ritirare la sua candidatura è stato abbastanza duro parlando di un Pd ostaggio di feudatari e di un quadro scomposto, nel quale un segmento del partito avrebbe addirittura interesse a seguire l’autocandidatura del sindaco di Napoli Luigi de Magistris. Qualcosa da allora è cambiato? Perché Irto dovrebbe tornare sui suoi passi vista anche la presa di posizione del M5s? Mistero.

Fatto sta che Boccia ha rassicurato tutti che insisterà con Irto, che nella giornata di ieri non ha rilasciato nessuna dichiarazione. Ma il dirigente nazionale del Pd ha definito molto positivo il faccia a faccia con lui che si era svolto in mattinata.

Finito il round con i deputati è stata la volta del tavolo di centrosinistra. L’ultimo si era tenuto circa cinque mesi fa e quello di oggi appariva davvero ridotto ai minimi termini. Non c’erano i grillini che forse incontreranno Boccia già questa mattina. Seduti a ragionare, allora, sono rimasti i rappresentanti di “A testa alta”, “Demos”, “Centro democratico”, “Italia in comune”, “Io resto in Calabria”, Socialisti Articolo 1 e, ovviamente, Pd.

Naturalmente gli alleati, quelli rimasti, hanno detto di non avere alcuna preclusione verso Irto se solo qualcuno glielo avesse chiesto. Il problema è che averlo lasciato cinque mesi a bagnomaria ha danneggiato per primo proprio il giovane candidato e ingrassato politicamente de Magistris. Una circostanza abbastanza diffusa in Calabria. Una terra in cui il centrosinistra ha una solida tradizione di amministratori che però nessuno ha mai provato a tenere dentro ad un progetto politico più complessivo. Basti pensare che in tutta questa vicenda c’è chi ha pensato di chiamare Francesco Aiello, sondare Jasmine Cristallo e nessuno ha mai chiesto nulla all’ex presidente Mario Oliverio.

Per cui i Socialisti hanno espresso dei dubbi sul fatto che Irto possa ritornare sui propri passi mentre “Articolo 1“, non ha voluto delegare a Irto la rappresentanza del centrosinistra in una eventuale trattativa romana con i 5 Stelle. Liguori ha detto che vorrebbero partecipare al tavolo con una delegazione autonoma, mostrando così più di una riserva verso l’ipotesi Irto.

Con Irto o senza Irto, il Pd a questo punto è costretto a guardare le carte e vedere se quello di Conte è un bluff o se fa sul serio. Toccherà sempre a Irto, qualora accettasse, valutare se vale la pena inseguire l’alleanza a tutti i costi con i grillini. Se questo fosse vero dovrebbe mettere da parte ogni velleità di candidatura perchè sul punto il MoVimento è stato chiaro: «il dialogo nel campo progressista porterà a delineare una strategia comune di ampio respiro, oltreché a esprimere un candidato presidente di regione di alto profilo e di sintesi». Il loro auspicio è, tuttavia, che ci si presenti con «volti nuovi e programmi rivoluzionari. Ecco perché è opportuno valutare il nome di un candidato che rappresenti quel valore aggiunto utile alla causa».

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