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Don Marco Pagniello

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CATANZARO – Un fiume di solidarietà. Un fiume che continua a crescere. Sono oltre 80 le associazioni del Terzo Settore e le organizzazioni sindacali che si sono strette attorno al procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, per manifestare la loro vicinanza dopo la scoperta del progetto di attentato col quale narcos e ‘ndrangheta volevano farlo saltare in aria. La Chiesa non poteva non esserci. Tra i promotori della mobilitazione che culminerà il prossimo 5 luglio in una grande manifestazione a Milano c’è la Caritas. Ne abbiamo parlato col direttore nazionale, don Marco Pagniello.

Il Terzo settore si mobilita a sostegno del procuratore Gratteri, all’insegna dello slogan “Mai più stragi”. Che significato ha questa iniziativa e perché la scelta caduta su Milano?
Sono più di 80 le organizzazioni che hanno aderito all’iniziativa e il numero continua a crescere. Penso che non ci poteva essere risposta migliore. Sono enti che rappresentano mondi diversi ma legati tra loro dalla consapevolezza che la lotta per la legalità e contro le organizzazioni criminali e la ‘ndrangheta possa essere più forte e decisa solo se siamo tutti uniti. La scelta è caduta su Milano perché è oramai appurato che la ’ndrangheta ha una rete ramificata anche nel Nord e che non può essere più solo un problema della Calabria ma è nazionale, di tutto il Paese.

Ritiene che Gratteri, anche in seguito alla mancata nomina a procuratore nazionale antimafia, possa rischiare l’isolamento e la delegittimazione?
La storia dei giudici Falcone e Borsellino ci insegna che alcuni eventi possono essere determinanti e in questa circostanza, la manifestazione vuole essere proprio un segnale di vicinanza, di condivisione, di appoggio alla lotta che il procuratore Gratteri sta conducendo da anni con serietà e coraggio contro la ‘ndrangheta. Saremo come una grande scorta civica.

Lei ha operato in Abruzzo e Molise, ex oasi felici, regioni anche queste infiltrate dalla ‘ndrangheta, la più potente tra le organizzazioni criminali, l’unica presente in tutti i continenti…
Le infiltrazioni criminali nell’economia legale di questo Paese, dei suoi territori, delle sue città è oramai una certezza. Utilizzando strumenti diversi da quelli a cui siamo stati abituati nel passato dalle organizzazioni criminali la ‘ndrangheta ha saputo in questi anni entrare in maniera subdola ma metodica nel sistema economico italiano e straniero per rafforzare i traffici illegali e per consolidare e crescere il proprio potere. Per questo dobbiamo avere il coraggio di raccontare quello che accade e di costruire reti di legalità. Insegnare ai nostri giovani il valore del rispetto e della legalità. Accompagnare quanti si ribellano a questo sistema e vengono attaccati. Sostenere la parte sana del nostro Paese. La Chiesa è vicina da sempre a quanti mettono in gioco la propria vita per difendere questi valori e svolge un lavoro educativo quotidiano di sensibilizzazione, progettazione, denuncia e intervento. Un lavoro e un servizio che diventa segno di speranza, come ad esempio la messa a disposizione per fini sociali dei beni confiscati alla mafia.

Il progetto di attentato ai danni di Gratteri in seguito al quale è stata intensificata la scorta al magistrato dimostra che le mafie hanno alzato il tiro? Si corre, secondo lei, il rischio di tornare alla stagione delle stragi?
Di certo la notizia dell’attentato al procuratore Gratteri è un segnale inequivocabile della gravità e del pericolo che la ‘ndrangheta costituisce per lui e per tutti noi. Un’altra stagione delle stragi riporterebbe questo Paese indietro in un percorso che invece, seppure con difficoltà, abbiamo tutti insieme cercato di fare verso la legalità ed il rispetto delle persone.

Lei ha iniziato il suo mandato quale direttore della Caritas italiana in una fase in cui la pandemia ha accresciuto l’ondata di povertà. Dal suo osservatorio privilegiato, la crisi è stata sfruttata dalle mafie come opportunità?
La crisi provocata dalla pandemia ha colpito tutti ed in particolare i piccoli imprenditori e i commercianti. Il rischio è che la mancanza di politiche di sostegno adeguate abbia spinto molti di loro nella rete delle organizzazioni criminali legandoli a quest’ultime a doppio mandato. Nei territori siamo presenti con progetti delle Caritas diocesane di sostegno economico e con le fondazioni antiusura. Abbiamo, inoltre, sperimentato già negli anni precedenti la pandemia il grande aiuto e valore di questi progetti ed il loro potenziamento potrebbe essere un’ulteriore risposta per venire incontro ai bisogni delle comunità, ma anche per contrastare le organizzazioni criminali che invece approfittano delle condizioni di crisi economica.

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