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Massimo Giletti in studio con l'ex commissario Cotticelli

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Torna “Non è l’arena” con variazione del giorno di messa in onda e qualche cambio nella squadra degli autori. Ma Giletti, il suo ideatore e presentatore resta a La7, dopo che durante l’estate il suo eventuale passaggio ad altra emittente ha tenuto viva l’attenzione come quella di un campione del calcio.

“Non è l’Arena” è uno dei talk più popolari e discussi sui social, con un conduttore, Massimo Giletti, che sa inquadrare i fatti che sanno dividere, discutere e fare audience, scalpore e quindi notizia.

Tra questi molti fatti della Calabria, soprattutto quelli negativi, che in tv dividono gli spettatori calabresi tra chi apprezza la lente d’ingrandimento del programma e chi si sente messo alla berlina per pregiudizio.

Abbiamo intervistato l’anchorman di successo su questi temi alla vigilia dell’esordio della nuova serie su La7.

Massimo Giletti, riparte “Non è l’arena”, in bocca al lupo. Si parte il 29 settembre, data celebre grazie all’Equipe 84. Perché ha lasciato la domenica approdando al mercoledì? Sfida “Chi l’ha visto”?

«Sfido me stesso. L’importante non è cambiare giorno, ma non cambiare il mio modo di interpretare il giornalismo».

Ha cambiato molti uomini della sua squadra, come mai?

«Una squadra per vivere al massimo della sua forza deve cambiare interpreti per continuare a vincere».

La Calabria come la Sicilia restano suoi temi di riferimento?

«Credo fermamente che certe regioni debbano essere stimolate per trovare dentro di sé la forza e le competenze per migliorare. Ma io guardo all’Italia. Le nostre inchieste non hanno limiti di confine precostituiti».

Quasi sempre argomenti negativi nell’Arena per la Calabria. Lo sa di essere divisivo nella nostra regione?

«Ripeto: spero di stimolare le forze positive di una regione, ma ricordo a tutti, anche a chi fa finta di non capire, che la tv non può essere un alibi alle proprie incapacità gestionali e organizzative».

Continuerà ad esserci Lino Polimeni come ospite fisso per gli argomenti calabresi. Immagino che il suo urlare sia utile all’audience?

«Polimeni ha una sua storia e una sua vis narrativa indipendente dalla mia visione delle cose. È un uomo coraggioso perché esporsi sul territorio in cui si vive è molto rischioso».

So che a livello privato viene spesso in Calabria. Inchieste sul campo o relazioni personali?

«Più semplicemente credo che per parlare di un territorio devi conoscerlo».

Le dispiace non potersi occupare della campagna elettorale in corso in Calabria per la par condicio?

«Almeno il mio silenzio avrà fatto felice molti».

Ora che conosce bene la Calabria che consigli si sente di dare a chi andrà a governare la Regione?

«A volte fatico a consigliare me stesso si figuri se mi posso permettere di consigliare gli altri. Ho però un sogno: che chiunque vincesse mettesse in primo piano non i propri interessi ma gli interessi dei calabresi onesti».

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