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CHE la Calabria si potesse “aprire” partendo dalla Sibaritide l’ho imparato presto, sin dal mio primo impegno per lo sviluppo dei territori, nel lontano 1998. Molti anni dopo, le vicende della vita, l’incrocio fra l’incarico di ministro e l’incuria del territorio culminata con l’evitabile esondazione del fiume Crati, mi hanno riportato in questa terra. E ho visto più da vicino l’acuto stridore fra le possibilità di sviluppo e lo stato delle cose. Ma ho anche toccato con mano quelle potenzialità tante volte lette: la “mitologia” di Sibari e la speranza nella memoria, gli agrumeti della Piana, i borghi medioevali sulle pendici del Pollino. E ho incontrato le persone che credono al cambiamento e sono pronti a rischiare per raggiungerlo: sindaci che non esitano a pretendere la legalità nell’uso delle terre demaniali o a interrompere pratiche di lavori inutili; funzionari dello Stato di straordinaria competenza; imprenditori che non aspettano aiuti per dare spazio alla creatività e per innovare.

Quando l’incarico di Ministro si è concluso, lasciare le relazioni e il lavoro avviati in quei luoghi è stato un gran costo. E’ per questo che quando nella mia attività volontaria di associato Pd ho ricevuto la proposta da Antonello Pompilio, segretario del circolo Pd di Castrovillari, di lanciare proprio a Sibari e nel Pollino uno dei progetti di Luoghi Idea(li) non ho nascosto la mia gioia. Sarà dura, ho pensato, ma dobbiamo provarci e riuscirci.

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Non è possibile rassegnarsi all’acqua e al fango che ciclicamente coprono il parco archeologico e il paesaggio di memorie millenarie. Così come non è possibile accodarsi al silenzio sui colpevoli dell’esondazione del Crati: quelle famiglie che, illegalmente, hanno impiantato i loro agrumeti sull’alveo del fiume bloccandone il deflusso, e quelle istituzioni conniventi, locali e nazionali, che da decenni hanno chiuso gli occhi di fronte a quello scempio, a rischio di tante vite umane, a costo di veder inghiottita nella melma una risorsa territoriale unica per produrre benessere, lavori di qualità, senso di appartenenza.

Da tempo esistono le condizioni e le risorse perché la Piana di Sibari e i territori che vi si affacciano compiano un salto di sviluppo e legalità coniugando tre formidabili potenziali: il richiamo storico e ideale delle antiche città stratificate che emergono dall’area archeologica; una filiera agroalimentare specializzata, capace di esportare e completabile con nuove attività complementari e integrate; la qualità e capacità di offerta turistica dei centri urbani, dei borghi medioevali, del sedimento ancora robusto di cultura albanese delle pendici del Pollino e del mare. Per emarginare l’illegalità, combattere la criminalità organizzata, superare la paralisi amministrativa e per costruire una racconto credibile attorno alla “città ideale” di Sibari come volano di un disegno di “apertura” e sviluppo, è necessario però realizzare un’alleanza orizzontale fra quelle tre potenzialità, rafforzandole reciprocamente. Ed è necessario accompagnarla con un’altra e altrettanto importante alleanza fra queste dimensioni locali e la dimensione nazionale, che favorisca innovazione, rottura delle vecchie incrostazioni e cambiamento. Sono queste due alleanze che il progetto Sibari-Pollino, fortemente incoraggiato dal rinnovando Pd della Calabria, intende perseguire e realizzare, in rete con gli altri Luoghi Idea(li). 

Ci siamo dati un anno per sperimentare e provare a fare accadere le cose. Con Mimmo Cersosimo e i Pd del territorio stiamo costituendo un Comitato, che raccolga competenze e responsabilità locali e nazionali rilevanti per i diversi profili da cui dipende il salto nello sviluppo dell’area, e un team operativo di volontari-esperti che nei prossimi mesi condurranno audizioni, indagini pubbliche, campagne di sensibilizzazione e formazione; alimenteranno flussi informativi e relazioni permanenti fra i diversi soggetti coinvolti; produrranno una mappa delle risorse umane e finanziarie, dei progetti privati e pubblici, delle idee progettuali, delle criticità amministrative e istituzionali, delle minacce criminali e alla legalità che caratterizzano l’area. E ancora: iniziative di pressione pubblica per lo sbocco degli interventi, proposte e sollecitazioni alle autorità locali e nazionali, promozione della partecipazione e del confronto. Ci proveremo, con fiducia e alla luce del sole. Perché crediamo che il cambiamento locale si consegue con azioni collettive e innovazioni sociali e politiche, dal basso e dall’alto. Perché crediamo nell’ ”apertura” della Calabria. 

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