X
<
>

Share
4 minuti per la lettura

LUI esulta e s’affida agli effetti speciali: niente tagli e niente tasse, dice a proposito del Documento economico finanziario. Poi stuzzica: lo so, non ci siete abituati. Come se gli italiani fossero cresciuti nella bambagia dei collegi svizzeri. Ma non parla della grande opportunità che tre quarti del Belpaese aspetta da giorni, con la calcolatrice in mano. Il presidente del Consiglio non svela l’esito del braccio di ferro silenzioso tra l’associazione delle banche italiane, il cartello dei comitati dei consumatori e una sparuta rappresentanza di parlamentari, per lo più del Movimento 5Stelle. 

Renzi tace, ma la battaglia in corso da settimane non è di poco conto e può cambiare il destino di milioni di famiglie. In palio c’è l’attuazione di un articolo della Legge di stabilità. Tranquilli, non è roba per burosauri. E’ invece una delle poche cose buone pensate dai quegli scaldabanchi romani, grazie all’imbeccata di Francesco Cariello, deputato grillino. La possibilità per piccole e medie aziende e per le famiglie di congelare per tre anni il pagamento della quota capitale su mutui e prestiti. Tradotto in eurosoldoni, si tratta di risparmiare un bel po’ di quattrini, da destinare ad altre esigenze o ai consumi. Una boccata di ossigeno vera per il popolo dolente dei mutui, altro che il bonus di 80 euro, tanto strombazzato in tutte le salse. La norma votata dal Parlamento è diventata legge. 

Entro il 31 marzo del 2015 dovevano essere stabiliti i criteri attuativi. Ma siccome la cosa non riguarda le lobby tangentare e persuasive, si è arrivati ad aprile con ancora tutto in alto mare. Tanto che gliene importa? Quando si tratta di spremere i soliti noti a reddito fisso o i dipendenti pubblici gli effetti sono addirittura retroattivi. Qui invece si dorme, anzi si boicotta. Perché la cosa assurda è che l’associazione delle banche sta cercando di imporre clausole capestro, stravolgendo la legge. La norma dice 36 mesi di stop al versamento della parte di capitale della rata e l’obbligo di concessione in seguito a una semplice richiesta. Gli Istituti di credito non ci stanno: vogliono ridurre il periodo a dodici mesi e verificare la disponibilità caso per caso. Decideranno loro, i piccoli tirannosauri delle filiali, a chi concedere la sospensione dei pagamenti.

 Per questi motivi la firma è saltata. Ma può un’associazione economica dribblare in modo così tracotante una legge approvata dal Parlamento? Il premier Renzi finora non si è pronunciato, forse aspetta l’esito dello scontro. O forse si riserva l’opportunità di giocarsi la cosa nella vetrina mediatica più conveniente. Ma si è sbilanciato in altre occasioni: alle aziende fornitrici dell’Ilva di Taranto, impantanate nel disastro del centro siderurgico, avrebbe promesso proprio il ricorso a questo articolo della Legge di stabilità per lenire le ferite della crisi. 

 Senza l’intervento diretto del Governo sarà dura per i comitati dei consumatori spuntarla. Non c’è solo in palio un aiuto concreto a milioni di famiglie, ma anche la credibilità delle istituzioni che non può essere mercanteggiata da gruppi di pressione, Le banche in questo momento hanno i forzieri pieni di liquidità, grazie al grande pompaggio di denaro fresco deciso dal governatore della Bce, Mario Draghi. Il quantitative easing ha questo obiettivo: acquistare titoli di Stato e liberare risorse finanziarie in grado di arrivare a tutti i cittadini. Negli Stati Uniti è andata così e gli effetti si vedono. 

L’intento di Draghi è di riportare l’inflazione al 2 per cento e dare una spallata forte ai consumi. Il blocco della quota capitale dei mutui va in questa direzione. Visto che nessuno si è deciso a ridurre le tasse o a cambiare le aliquote fiscali. L’atteggiamento delle banche è irritante. Stiamo parlando di un Paese che ha fatto e fa sacrifici anche per raggranellare fondi utili a sanare le crepe del Monte dei Paschi di Siena, balocco dispendioso di politicanti e degli amici degli amici. Ecco perché ci si aspetta da Renzi una parola decisiva. Una volta tanto la legge stia dalla parte delle famiglie e dei semplici cittadini. Anche per smentire quel vecchio adagio popolare sempre in auge: “Le banche? Sono come il Pronto soccorso di un ospedale, solo che loro preferiscono occuparsi dei pazienti sani e non di quelli malati”.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE