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LA PROPOSTA del segretario regionale del Pd di candidarsi a sindaco di Platì insieme ai deputati del suo partito non solo è tardiva ma ha i connotati di una trovata propagandistica per farsi perdonare qualche distrazione di troppo. E’ noto che a febbraio del 2012 l’ex giudice di Cassazione Romano De Grazia, promotore della legge Lazzati che impedisce ai sorvegliati speciali la propaganda elettorale, andò fino a Platì per presentare la sua candidatura. Poi il ministero dell’Interno, guidato da Rosanna Cancellieri, decise di prorogare il commissariamento per permettere la bonifica dell’ente. Una comunità quella di Platì che ha conosciuto la presenza dello Stato solo con la repressione e dove la Chiesa, con il vescovo Monsignor Bregantini, attraverso le cooperative agricole ha creato lavoro come alternativa dalla delinquenza. La dimostrazione che bisogna “sporcarsi le mani” se si vogliono risultati concreti.

Ernesto Magorno conosce bene la realtà di Platì. Nell’agosto del 2014, una donna, Maria Grazia Messineo, componente della direzione regionale del Pd, dopo essersi schierata al fianco del giudice Romano De Grazia due anni prima, organizzò un incontro con cittadini per ipotizzare «una squadra “pulita” e aprire un circolo del partito» alla presenza del segretario regionale Ernesto Magorno e provinciale Seby Romeo. Iniziativa che fece registrare anche una buona riuscita visto che tre mesi dopo, alle elezioni regionali, il centrosinistra raccolse il 77,3% del consensi e il Pd risultò il primo partito con oltre il 20% (129 preferenze per il renziano Nicola Irto e 56 per il segretario provinciale Seby Romeo), ma mister preferenze con 147 voti risulta essere Bruno Bagnato, esponente dell’Udc e candidato nella Lista Autonomia e Diritti di Agazio Loiero, citato nella relazione per lo scioglimento del comune di Reggio per la parentela della moglie con i Pelle di San Luca. Il 31 marzo, nel corso dell’assemblea regionale del Pd, nuovamente la Messineo torna sul caso Platì, ricorda al vicesegretario nazionale Lorenzo Guerini gli impegni del partito alla comunità, ma l’appello cadde nel vuoto. Il segretario Magorno, interpellato dal Quotidiano sulla questione, ha fatto presente che lui «non ha il potere di aprire un circolo”, compito che spetta alla segreteria provinciale «ma a Plati nessuno se la sente per i problemi ambientali», salvo poi presentarsi in campagna elettorale e chiedere voti. A poche settimane dalla presentazioni delle liste i social network rilanciarono la notizia che non solo a Plati ma anche a San Luca si rischiava di non presentare le liste. Anche in questo caso la politica, il Pd, non ha mosso un dito.

Lo scorso 16 aprile arriva il vescovo Oliva e una rappresentanza del coordinamento dei sindaci della locride per un’iniziativa pubblica dove ancora una volta la politica, i partiti erano assenti. E così arriva anche il giorno della presentazione delle liste con la conferma che nessuno vuole amministrare Plati. Poi accade che due giorni fa arriva a Catanzaro il viceministro dell’Interno Bubbico e il giornalista del Quotidiano Bruno Gemelli solleva la questione nel corso della conferenza stampa. I commenti del viceministro finiscono sui giornali ed ecco che il segretario Magorno, che ieri ha presentano i candidati a sindaco dei partiti si ricorda che a Platì c’è un problema democratico. All’appello del segretario rispondono Enza Bruno Bossio, Nico Stumpo i consiglieri regionali Romeo e Bevacqua, ma prende le distanze il deputato Nicodemo Oliverio «Più che di trovate clamorose ed iniziative spettacolari, la politica ha il dovere di aiutare la gente onesta di Platì a reagire, a combattere contro l’illegalità e contro ogni forma di criminalità e ad affermare azioni concrete per il bene comune.»

Peccato che la proposta di Magorno sia tardiva perché a Platì si voterà l’anno prossimo e non basta fare una lista per avere la fiducia dei cittadini onesti, perché ciò bisogno che il 50% degli elettori si rechino alle urne per essere valida la votazione.

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