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DIECI ore. Quante cose si fanno in dieci ore. Un turno in ufficio o in fabbrica; c’è il tempo per andare al cinema, in palestra, giocare con i bambini, fare la spesa, ritagliarsi momenti di intimità con la persona che si ha nel cuore, andare a trovare i genitori, togliersi un dente, guardare una partita di calcio o un film in tv. A migliaia di calabresi martedì sono state sottratte dieci ore di vita. Tolte in un pomeriggio di neve e gelo. Tutti in ostaggio sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria, prigionieri del maltempo e dell’incapacità di una classe politica e dirigente inetta, superficiale. Una vergogna.

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Provassero loro a stare dieci ore in auto, con la neve che arriva al guardrail, con i bimbi che piangono spaventati. Il freddo, il pensiero che finisca la benzina, la paura di non arrivare in tempo a casa, alla dialisi, dal medico, a dare il cambio alla baby-sitter. Provassero loro ad aspettare un figlio che torna dall’università a digiuno, immobilizzato su un pullman; o una mamma uscita dal lavoro e che si è persa per strada. A questi cittadini, Anas, Protezione civile, Regione, prefetture devono dieci ore di vita. Mica per colpa della terza glaciazione. Ma per venti centimetri di neve, annunciati tre giorni prima su tutti i giornali e i siti più importanti.
Non è stata una sorpresa, come non è una sorpresa scoprire che siamo in mano a degli incoscienti.

C’era tutto il tempo per organizzarsi, fare provvista di sale, (è mancato nelle strade e in certe zucche incravattate) allertare uomini e mezzi. Nulla. Per ore il centralino del nostro giornale è stato assediato da telefonate disperate. Rabbia, rabbia, tanta rabbia.
Non si è visto per un pomeriggio intero un mezzo di soccorso, uno spazzaneve, uno spargisale, una pattuglia di spalatori. Spariti tutti i portavoce e i portaborse, i reggimoccoli e i galoppini, quelli che ti tartassano perché al presidente o all’onorevole è venuta in mente una cavolata. Nessuno in grado di dare notizie. «Abbiamo fatto un’altra figura da fessi», hanno scritto molti calabresi sui social. Come dare loro torto?

IL COMMISSARIAMENTO DELL’A3 E LE PROTESTE

La Procura ha aperto un’inchiesta. L’Anas ha commissariato qualche capoccione. Gli automobilisti chiederanno un risarcimento collettivo per questo sequestro di massa. L’A3 andava chiusa o almeno fermati ( e multati) gli automobilisti senza gomme invernali e catene. Invece no, nessun controllo, nessun intervento. Per ore il solito patetico teatrino delle responsabilità: tu sei competente, no, sei tu, no è lui. Incredibile. Come bambini. Domanda semplice semplice: ma se ci sono migliaia di persone nella trappola del ghiaccio, la protezione civile non crede che possa essere necessario portare una bevanda calda, una coperta, dare qualche tipo di conforto?

Non vi illudete. Non si dimetterà nessuno. Anzi, preparatevi alla litanìa del vittimismo. Ci inonderanno di parole per dire che la colpa è dei giornali e delle tv, che è in atto un complotto, la gogna mediatica, che loro si sono mossi in tempo e al meglio. Come sempre. Poi alle prossime elezioni le solite facce afflitte sulle urne deserte, le analisi sociologiche da strapazzo, riflessioni e banalità a tutto campo: come mai la gente non va a votare? Già, come mai. Avete dieci ore per trovare una risposta.

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