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I LOMBARDI più generosi con il fisco o, come dice la stessa Cgia di Mestre, i più tartassati (se si guarda il bicchiere mezzo vuoto)?

E i calabresi i meno generosi, e forse i più cattivi, quelli che contribuiscono meno al sostentamento del Paese Italia? No.

Prendiamo due sole regioni: la Lombardia, appunto, e la Calabria. Dalla elaborazione dei dati fatta dalla Cgia di Mestre (per chi non lo sapesse è una attivissima associazione di artigiani e piccole imprese) risulta che ogni cittadino lombardo ha sborsato per tasse (nazionali e locali) mediamente 11.898 euro, contro i 5.436 con cui ha contribuito ogni calabrese. Si tratta di medie calcolate per l’anno d’imposta 2015 e le medie sono state calcolate non sul numero di contribuenti, ma dei residenti. Ora, partiamo dal considerare che l’Irpef (l’imposta sui redditi delle persone fisiche) si paga in base agli scaglioni di reddito (più si guadagna, più si paga in tasse) che valgono in tutto il Paese, a parte le addizionali per le quali, come la Cgia ricorda, i residenti al Sud sono tra i più tartassati, e in questo caso si può dire tartassati perché l’entità dell’addizionale la si stabilisce in base alle regioni (quindi non è uguale per tutti). Consideriamo, poi, che la media elaborata dall’associazione veneta è stata fatta sui residenti (“neonati e ultracentenari compresi”, come sottolinea nello studio) e non sul numero di contribuenti (questi sono circa il 71% dei residenti in Lombardia e il 60% di quelli che vivono in Calabria).

Considerazioni che portano a un concetto facile facile: in Calabria si produce molto meno reddito che in Lombardia e, quindi, proporzionalmente si pagano meno tasse. Nel complesso, ovviamente. Perché se un professionista calabrese dichiarasse un milione di introiti all’anno, pagherebbe più o meno le stesse tasse (solo Irpef, senza addizionali, per le quali sarebbe svantaggiato) di un professionista che in Lombardia dichiarasse lo stesso reddito. Se poi il professionista calabrese facesse il furbo… sottraendo redditi all’imposizione fiscale? Questo è tutt’altro discorso (giacché i dati riguardano le tasse pagate e non evase) e poi anche in Lombardia e dintorni dicono esista il rischio di evasione fiscale… Secondo dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze, per l’anno d’imposta 2015 e ai fini Irpef, i contribuenti in Calabria – persone fisiche – erano 1.183.126 (in Lombardia quasi 7 milioni e centomila, in Italia poco più di 40,7 milioni).

Al primo gennaio 2016, secondo l’Istat, in Calabria i residenti erano 1.970.521. Solo il 60% dei calabresi residenti, nel 2015, dunque, ha dichiarato un reddito (ed anzi, nei dati del Ministero, sono recuperati anche quelli relativi alle persone che, guadagnando meno di una certa somma annuale non avevano l’obbligo di dichiararla al fisco). In Lombardia, nello stesso periodo fiscale, quasi l’11% in più. Sarà che in Calabria c’è meno lavoro? Che si produce meno reddito? Chissà… Il vero nemico da battere è quella percentuale bassa di contribuenti, lo dovrebbe essere per tutto il Paese. Sarebbe bello essere tra i più tartassati d’Italia, se per tartassati vuol dire, come nel caso dell’analisi fatta dalla Cgia di Mestre, persone e imprese che dichiarano redditi e, possibilmente, alti. Per chi abbia voglia di non fermarsi ai titoli ad effetto, c’è di che riflettere. La classifica che vede la Calabria all’ultimo posto è dunque soltanto l’ennesimo riscontro (del quale non ci sarebbe stato neppure bisogno, senza ovviamente nulla togliere alla Cgia di Mestre che contribuisce in maniera preziosa a monitorare quello che, sotto certi aspetti, accade in Italia) sulla debolezza estrema del tessuto produttivo di una regione che, per i servizi resi dallo Stato negli ultimi decenni (senza andare troppo indietro nel tempo), è tra le meno privilegiate. E se oggi leggeremo da qualche parte che la Calabria è la meno generosa con il fisco, che qui si pagano meno tasse, che siamo i più sporchi e i più cattivi, allora vorrà dire che i calabresi per oggi sono primi. Questa volta nella classifica dei “cornuti e mazziati”. 

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