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Il rendering del progetto della bioraffineria di Sesto San Giovanni

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Non saranno certo le inchieste delle procure a risolvere il problema dell’inquinamento marino in Calabria. Per quanto apprezzabili, non hanno mai risolto nulla. Prevedibilmente, dopo il clamore dei controlli e dei sequestri, e l’avvio di decine di procedimenti penali, la pachidermica macchina della giustizia farà certamente il suo lungo corso, approdando infine nel solito nulla.

Inchieste del genere non sono certo le prime e non saranno indubbiamente le ultime, come quelle sull’abusivismo edilizio che hanno inondato i tribunali di carta e carta, che sarebbe stato meglio trasformare in …igienica!

Nel frattempo, perciò, passato lo spavento, mano a mano tutto tornerà come prima: i controlli si affievoliranno ed il mare tornerà ad essere la solita distesa di … merda!

Alle prime mareggiate, dai depuratori, per la gran parte gestiti da privati, i fanghi torneranno, di notte, al chiaror delle stelle, ad essere riversati in mare, e così faranno l’auto spurgo per risparmiare, ed i villaggi turistici, in mano ancora, in buona parte, a chi prima pasceva le pecore, ben lungi dall’aver acquisito la cultura dell’ambiente come risorsa da proteggere e non da violentare.

E così continueranno a fare i proprietari delle case abusive, poste a ridosso del mare, e che hanno deturpato le nostre coste, emblema di una giustizia di cartone che ha demandato ai sindaci quelle demolizioni che la legge aveva riservato alle procure, col bene placido di una ormai antica, consolidata e pilatesca Cassazione.

E dunque, che fare?

Prendere esempio da ciò che si fa altrove, affinché quello che appare oggi un residuo da dismettere al minor costo possibile, anche a rischio di distruggere il mare, diventi una risorsa da utilizzare, una materia prima da vendere, un prodotto che fa addirittura guadagnare.

Ebbene, a Sesto San Giovanni, dopo Zurigo, sorgerà presto una bioraffineria, in grado di produrre biometano dalla digestione anaerobica dei rifiuti organici, un processo biochimico in assenza di ossigeno e che porta alla trasformazione della sostanza organica in biogas. E ciò attraverso un processo di essicazione e valorizzazione termica dei fanghi per la produzione di energia e calore per la rete comunale di teleriscaldamento. Non prima addirittura di aver estratto fosforo e fertilizzanti di alta qualità, e acqua (per usi industriali o per l’irrigazione dei parchi pubblici).

Il tutto con zero emissioni di CO2 perché il carbonio emesso nella termovalorizzazione dei fanghi sarà equivalente a quello “sequestrato” all’ambiente dai fanghi trattati.

Una soluzione dunque per risolvere definitivamente il problema degli scarichi a mare, trasformando la cloaca di merda in un mare di … energia ! Saremo capaci di arrivare a tanto?

Avvocato – Vibo Valentia

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